comunicato
Il 24 marzo 2011 s’è tenuta l’udienza di ri-formalizzazione delle accuse e di valutazione sulla chiusura delle indagini del denominato “caso bombas”. Ad oltre 35 giorni dall’inizio dello sciopero della fame e dopo due tentativi falliti, finalmente è stata chiusa questa fase processuale. La procura voleva “precisare” alcuni fatti, la qualcosa s’è tradotta nella imputazione di 29 attentati esplosivi, 6 in più di quelli che conoscevamo fino ad allora, 23 dei quali non hanno un responsabile individuato per cui chiunque tra noi imputati può esserne accusato, oltre al trasporto di T.N.T. in territorio argentino e l’inesistente accusa di associazione illecita terrorista. Secondo questa procedura da parte della procura, con l’imputarci nuovi attentati sostenendo con precisione i carichi per ciascuno di noi, il tutto per il nostro bene, l’elenco degli attentati potrebbe non avere fine, lasciando aperta la possibilità di aggiungere altri fatti nuovi diversi da quelli per i quali siamo stati accusati all’inizio.
Il giudice ha decretato la chiusura delle indagini, decisione accettata dalla procura ma non dagli avvocati di parte civile… altro giochetto in questo stranissimo processo? Non sarebbe la prima volta, né crediamo sarà l’ultima. La chiusura della fase delle indagini può esser vista come un trionfio o un progresso, ottenuto da una serie di contributi offerti dalle diversi individualità e collettivi che ci sostengono; la mobilitazione realizzata in più di 38 giorni di Sciopero della Fame; l’abilità delle nostre difese.Ma questo piccolo passo non ci ha annebbiato la vista, sappiamo che si tratta di un’accusa politica. La procura e le parti civili non lesinano sforzi per mantenerci sequestrati, utilizzando tutti gli strumenti formulati dalle loro menti contorte da processi giudiziari. Hanno persino preteso di formalizzare le accuse per reati inverosimili come il lavaggio del denaro o presunti legami con attentati avvenuti durante la nostra reclusione; o come i presunti finanziatori che avrebbero voluto inserire tra gli accusati e perdipiù come membri della fittizia associazione illecita.
La caccia è iniziata il 14 agosto 2010, ma non è finita qui, questo è certo. S’è detto in diverse occasioni, da parte di mezzi di disinformazione, che si avvieranno nuove indagini, e si riapriranno quelle vecchie, contro quelli che sono stati e/o sono dalla parte della dissidenza.
ATTENTI! Il governo fascista imprenditoriale socialdemocratico porterà con sé molta e più repressione.
Da parte nostra, continuiamo con la nostra mobilitazione sotto forma di SCIOPERO DELLA FAME A TEMPO INDETERMINATO ed esigiamo:
1.- LIBERTA’ IMMEDIATA PER I/LE PRIGIONERI/E DEL CASO BOMBAS ARRESTATI/E IL 14 AGOSTO 2010 SULLA BASE DI FALSE PROVE E DI ARGOMENTI BASATI SU MENZOGNE.
2.- NO AL PROCESSO CON LA LEY ANTITERRORISTAS.
Consideriamo che il “caso bombas” sia una montatura del ministro degli Interni, messa in atto dalla Fiscalía Sur in complicità con le forze di polizia, con la pretesa di creare nella “opinione pubblica” l’immagine del nemico interno e di giustificare i milioni di pesos gettatti in spese investigative equiparate alle politiche della sicurezza tipiche di governi come quello statunitense, colombiano, italiano, spagnolo, ecc…
Si cerca di rinchiudere qualsiasi dissidente, demonizzando qualsiasi idea e pratica di libertà che spezzi con il normale divenire della vita nella società.
3.- CAMBIAMENTO DELLE MISURE CAUTELATIVE
Dopo 7 mesi e mezzo di sottomissione a misure cautelative tra le più rigorose, il carcere preventivo dev’essere rimpiazzato da misure meno estreme che ci diano la possibilità di attendere la fine di questo processo in libertà, in quanto non siamo un pericolo per la società né possiamo essere considerati un pericolo di fuga.
4.- FINE ALLA LEY 18.314 (ANTITERRORISTA) ed i suoi testimoni segreti o dal volto coperto.
Legge creata nelle dittatura e perfezionata dai successivi governi democratici, puntando sempre ad aumentare la repressione e la punizione per i dissidenti. Oltre il 40% di questa sinistra legge è destinata alla protezione in beneficio dei testimoni segreti, che nel non avere un’identità attentano e rendono impossibile il diritto alla difesa giudiziaria, rendendo irrefutabili le parole dei testimoni a volto coperto. Questi esseri dalla dubbia verità sono mossi da interessi personali o sono alla ricerca di benefici carcerari, come un individuo che ci accusa che da anni aveva dei rancori con alcuni degli imputati e che è stato più volte psichiatrizzato e che adesso vive grazie ai soldi concessi dalla procura.
5.- FINE ALL’INCISO 7 DELL’ARTICOLO 19 DELLA COSTITUZIONE
Quest’inciso si applica al momento di presentate una istanza per il cambiamento delle misure cautelative presso la Corte d’Appello. Normalmente le sentenze per tali istanze hanno bisogno di una maggioranza semplice, ma grazie a questo inciso che riguarda le presunte condotte terroriste c’è bisogno della unanimità da parte dei 3 giudici della Corte d’Apello per ottenere il passaggio dalla carcerazione preventiva ad una misura meno rigorosa. In tal maniera viene ovviato qualsiasi precetto democratico, per cui non esiste più la presunzione di innocenza attentando contro lo stato di diritto che è stato tante volte nominanto, e del quale si vantano i potenti di turno al comando, utilizzando la carcerazione preventiva come una punizione che precede una futura condanna che potrebbe anche non esserci.
6.- RIVENDICAZIONE DEU NOSTRI DIRITTI CARCERARI:
MODULO DI ALTA SICUREZZA:
Sono 7 mesi e mezzo che siamo sottoposti al rigido regime vigente nella sezione di massima sicurezza presso l’unità di alta sicurezza, consistente in 22 ore di reclusione, un colloquio senza barriere la settimana e l’inesistenza dei colloqui coniugali. Esigiamo il trasferimento in un altro modulo della stessa unità penitenziaria in cui potremmo contare con più ore di socialità, colloqui più estesi ed il diritto ai colloqui coniugali.
CENTRO PENITENZIARIO FEMMINILE:
– Permanenza nella cella N° 10 della sezione di alta sicurezza SEAS del Centro Penintenciario Femenino di Santiago.
– Adempimento delle ore riservate ai colloqui (previsto nel regolamento dei centri penitenziari della gendarmeria) di 6 ore.
– Fine dei trattamenti vessatori contro chi viene a colloquio.
Abbracciamo qualsiasi gesto solidale con questa mobilitazione e invitiamo alla loro proliferazione, dal momento che ogni nostri grido rimarrebbe rinchiuso in queste fredde celle se non fosse ascoltato da menti inquiete.
PRESXS A LA KALLE!!!!!!!!!!!!!!!!!
Rodolfo Retamales Leiva
Camilo Pérez Tamayo, anarchico, messo in gabbia dallo stato
Omar Hermosilla M., prigioniero politico
Francisco Solar
Felipe Guerra, prigioniero politico antiautoritario
Carlos Riveros Luttgue, prigioniero politico anarchico
Vinicio Carlo Aguilera Mery, prigioniero politico punk anarchico
Pablo Morales
Mónica Caballero, prigioniera politica anarchica vegana
Andrea Urzua Cid, prigioniera politica libertaria