PERSECUZIONE IDEOLOGICA, MONTATURA E REPRESSIONE
Realizziamo questo comunicato a partire dalla necessità di denunciare i fatti successi intorno alla casa-centro sociale e le persone che la vivono, partecipano nel posto o che lo visitano.
Tutto questo nel quadro di una operazione repressiva scatenata dallo Stato contro persone, collettivi e spazi schierati e attivi contro il sistema capitalista e le sue logiche coercitive, che poco meno di un anno fa ha mostrato la sua vera faccia con il mediatico e teatrale “Caso Bombas”, ma che in realtà si va sviluppando sistematicamente già da alcuni anni contro il mondo libertario, anarchico e antiautoritario
Il 14 agosto 2010, in un’operazione poliziesca-televisiva denominata “Operazione Salamandra”, con un dispiegamento simultaneo a Santiago de Chile e a Valparaiso, risultarono incarcerati/e 14 compagni/e accusati di fare parte di una associazione illecita terrorista che mette bombe, secondo la fiscalìa (pubblica accusa), capeggiata da Alejandro Peña; questa sarebbe un’organizzazione gerarchizzata, che avrebbe leader determinati, ma che – paradossisticamente – funzionerebbe come un sistema ‘democratico’ dove sotto questi supposti leader starebbero tutti gli altri accusati ordinati in maniera orizzontale, tesi che contrasta fortemente con quella delle autorità incaricate del caso, per le quali c’era l’impossibilità di ottenere risultati giacchè, secondo le stesse autorità, i gruppi ‘suppostamente’ responsabili, sono gruppi senza gerarchia, capi ne struttura organica determinata.
Applicando la legge antiterrorista, eredità della dittatura militare di Pinochet, lo stato e la Fiscalìa possono fare uso di figure come la ‘presunzione’, dichiarazioni di ‘testimoni senza volto’ (n.d.t. – testimoni che rimangono anonimi nel processo, non solamente nell’udienza, privi quindi di qualsiasi attendibilità), intromissione nella privacy delle persone investigate (intercettazioni telefoniche, monitoraggio mail) e sollecitare l’arresto preventivo degli accusati per il periodo che duri l’investigazione.
In questo caso, dopo oltre 4 anni di indagini, gli unici risultati raggiunti sono stati la detenzione di 10 dei 14 compagni, senza rispettare il principio d’innocenza e senza prove per processarli, ragione questa per la quale la Fiscalià ha sollecitato 6 mesi aggiuntivi di indagini, che ad oggi si sono tradotti in quasi già 8 mesi di prigione preventiva e, solo poche settimane fa, con i nostri fratelli e sorelle in sciopero della fame liquido da oltre un mese, se ne è ottenuta la fine (n.d.t. – del tempo investigativo, il tribunale ha cioè imposto alla pubblica accusa di venire al dunque e formulare le accuse).
Le prove con le quali contano sono, a dir il meno, deboli e inconsistenti: intercettazioni telefoniche triviali, foto di amici camminando per la strada, letteratura politica, poster, opuscoli, supposte ‘prove scientifiche’ o ‘tracce’. La Fiscalìa e i giudici considerano che queste sarebbero prove sufficienti per mantenere in prigione preventiva e in condizioni estreme la prigionia di 10 degli accusati e per di più, il Fiscal Peña minaccia, attraverso la stampa ufficiale, che presenterà 794 testimoni (dei quali 4 sono ‘testimoni senza volto’), 221 periti e 6.744 fatti materiali evidenti, documenti e resoconti periziali.
Se sommiamo a tutto questo il profilo costruito e stereotipato dalla stampa; canali televisivi come Megavision, Canal 13 e giornali come La Tercera e il Mercurio criminalizzano persone che vivono o frequentano case occupate e centri sociali/controculturali, che vestono in certi modi, che ascoltano certi stili di musica, che partecipano in collettivi anticapitalisti, che si autodefiniscono come anarchici o antiautoritari, etc … e se a tutto questo aggiungiamo la diretta relazione rimasta allo scoperto, tra il Ministero dell’Interno, e il Fiscal Peña (il Fiscale, dopo la presentazione delle ‘prove’ e la fine del periodo investigativo ha rassegnato le dimissioni ed è entrato nell’equipe del ministero dell’interno, parte in causa nel processo ‘Caso Bombas’ – giusto per evidenziare la connessione diretta e l’indipendenza della magistratura dal potere politico) le polizie e i mezzi di comunicazione, abbiamo come resultato una persecuazione da parte dello Stato, quasi nell’insieme dei suoi dispositivi, contro gruppi e individualità ribelli e critiche, attive, mobilizzate e che fanno della propria vita una lotta per la libertà.
Crediamo che tutto questo inferno mediatico, giuridico e poliziesco sia parte di un montaggio creato dal potere per perseguire e terrorizzare chi decide di dirigere la sua vita con una postura antagonista, chiunque alzi la voce e persegua con la costruzione e l’intercambio di idee e azioni critiche nel camino della decostruzione dei valori e della morale che la cultura egemonica ha imposto sopra i nostri corpi.
Denunciamo la persecuazione poliziesca che viviamo quotidianamente nell’uscire dalla nostra casa, con vigilanza nascosta – però non invisibile – con controlli d’identità costanti ai compagni e compagne che abitano la casa e/o visitano lo spazio. Essendo già quasi ormai prassi che all’arrivo o all’uscita ti detengano prepotentemente i Carabineros de Chile e ti obblighino a identificarti, ti facciano domande e, se gli viene la voglia, ti portino via senza ragioni per realizzare il controllo al commissariato.
Il Centro Social Autónomo Cueto con Andes è uno spazio comunitario aperto dove convergono differenti organizzazioni e individualità per svolgere iniziative di carattere sociale, politico, artistico, educativo e d’autogestione, sempre con obiettivo la diffusione della critica al sistema capitalista e alle relazioni sociali d’autorità e potere che in questo si promuovono.
In questa casa si svolgono differenti attività, tutte senza fine di lucro; si realizzano talleres gratuiti, funziona la biblioteca comunitaria e di quartiere ‘Punky Mauri’, il Canale di quartiere 3, si creano reti con media indipendenti, con collettivi Hip-Hop, con organizzazioni delle poblaciones, studentesche, con compagnie di danza, teatro, musicisti, artisti visuali, etc E contemporaneamente è uno spazio abitativo dove risiedono persone con idee diverse, che svolgono diverse attività e lavori e che mantengono lo spazio in maniera collettiva e indipendente. Siamo individui critici con i modelli usati dalle istituzioni per raccontare quella che chiamano la Storia, dove solo raccontano la verità dei potenti, mentre silenziano o omettono la resistenza, la lotta contro l’oppressione, che copre i crimini commessi dallo Stato e mantiene le persone nell’ignoranza circa come si sono sviluppati i fatti nel tempo, gli interessi che ci sono dietro la politica e della sottomissione della vita alle necessità del sistema economico.
Per questo prendiamo la parola e ci pronunciamo per denunciare una persecuzione ideologica-politica che, con la disinformazione e il silenzio dell’opinione pubblica, sequestra in carcere 10 persone coscienti e attive e, nello stesso momento, minacciano i loro affetti cercando di terrorizzarli e annullare qualunque segno di solidarietà.
Vogliamo lasciare memoria a tutti e a tutte che abbiano accesso a questo documento che, negli ultimi mesi, siamo stati testimoni e protagonisti di un costante clima di vigilanza, inseguimenti e minacce da parte di funzionari di polizia intorno al Centro Sociale; ci accorgiamo di come ci osservano i poliziotti in borghese (gli stessi vicini del quartiere sono stati testimoni e sono venuti da noi a denunciarlo) e ci seguono quotidianamente. Abbiamo visto inoltre, che in alcune attività di lavoro sociale che facciamo nel quartiere, come la Feria del Baratto in Piazza Yungay, i Carabineros siano arrivati violentemente e ci abbiano obbligato a terminare l’attività, tagliandoci la luce della piazza, e minacciando di far arrivare le Forze Speciali (n.d.t. – contingenti antisommossa) per disperdere i vicini, i compagni e i bambini che partecipavano alla giornata.
Oltre tutto questo, è successo un altro fatto che ha richiamato la nostra attenzione e crediamo necessario menzionare. Alcuni mesi fa, fu lasciato fuori dalla casa, giusto davanti la porta, una borsa strana dentro la quale i compagni hanno incontrato due estintori. Per fortuna in quel momento comparve il personaggio che l’aveva lasciato lì: un personaggio vestito da mendicante, che nessuno ricordava aver visto nel settore al quale fu intimato di portare via la borsa dall’ingresso della casa.
Facendo questo comunicato non pretendiamo vittimizzarci ne’, in qualche maniera, reclamare o chiedere qualcosa alle autorità. Vediamo chiaramente le intenzioni coercitive di queste pratiche e comprendiamo che questo è parte di uno scontro permanente e esplicito con i guardiani dell’ordine dei ricchi e noi che non accettiamo queste condizioni di dominazione e ci ribelliamo da differenti punti di azione, creazione e propaganda.
Siamo uno spazio solidale con i compagni e le compagne prigionieri/e politici/he imprigionati/e e accusati di far parti di una inesistente associazione illecita terrorista e crediamo fermamente che tutto questo è parte della montatura organizzata da Rodrigo Hinzpetere (Ministro dell’Interno) e Alejandro Peña, in complicità con le polizie e i mezzi di informazione di massa.
BASTA CON LA PERSECUZIONE POLIZIESCA
LIBERTÀ AI PRIGIONIERI DELLA MONTATURA ‘CASO BOMBAS’
IN SCIOPERO DELLA FAME DAL 21 FEBBRAIO 2011
FINE ALLE LEGGE ANTITERRORISTA!
Centro Social Autónomo Cueto con Andes Abril 2011