[Felipe Guerra] DE VIAJES A CONSULTAS MEDICAS

Saliendo del laberinto de seguridades bajo el suelo, emergemos de las catacumbas de hormigón y cámaras de vigilancia. El enjambre armado rodea el chaleco amarillo que llevo puesto. El resto de carceleros situados al interior del monumento a su justicia, aquellos que transitan, enumeran y papelean a la carne fresca de presidio, solo reaccionan con insultos y burlas…2 carros del equipo de traslado y decenas de agentes. El camino fue más breve, directo al carro de transporte y su bóveda blindada para los presos. No alcanza a cerrarse la puerta a mi espalda cuando el encargado del operativo aparece, me llama por el nombre y con entusiasmo dice: “Ahora vamos para la calle, cualquier movimiento o cosa rara que vea nos agarramos a tiros, va a caer gente de ambos lados pero tú no sales vivo de acá”. No fue una “amenaza”, no en el sentido clásico, sino que más bien fue un reconocimiento sin maquillaje del funcionamiento del Estado, de cómo se trata y traslada a un rehén. Las cosas claras, la democracia funciona con pistolas automáticas, escopetas, subametralladoras, esposas y control, el resto es maquillaje o palabrería para ingenuos. El traslado fue breve, tras el doble vidrio y la doble reja vi la calle, vi el mundo, su mundo de normalidades, indiferencias, apatías e imágenes, pero también esa realidad de pastos, arboles, perros vagos, muros pintados, distancias, parejas, niños y grupos de amigos. Las exquisitas ironías de la vida y la represión hacen que desde la bóveda blindada donde voy solo yo y el asfixiante calor se encuentre una poesía en una postal del museo de la memoria y los D.D.H.H. Pero en Noviembre de 1990 la historia fue distinta, estaba en mi memoria e indudablemente en el de los uniformes. Ariel Antonioletti deja de ser el numero siguiente en la cuenta al próximo día. Una tormenta de ráfagas, seguridades, carreras y sorpresas irrumpen en la sección de oftalmología del hospital Sotero del Rio y hacen que Ariel sea rescatado de los carceleros. Al día siguiente un certero tiro termina con el “prófugo” disparado por un policía, un colaborador, un ministro y una sociedad adormecida por lo que se les presentaba como el mejor de los mundos posibles: La transición democrática de explotación y olvido. Llegamos al lugar de destino: el edificio fue evacuado y revisado, las armas bailaban, se intercambiaban, lucían y sonaban por todas partes, se sincronizaban y estorbaban. Los transmisores comenzaron a describir a una mujer, su ropa, accesorios, ubicación, postura. Les parecía sospechosa, el llamado era a estar atentos y que todos la identificaran, luego alguno señalo que aquella mujer era “la madre de la clave”, en ese momento entendí que yo era “la clave” y que mi viejita me estaba acompañando. Luego una consulta con más armas que medicamentos, más tiros que recetas, más “seguridades” que utensilios médicos..de pronto el edificio se transformó en un campo de batalla (o entrenamiento), se cubrían las habitaciones, las puertas, se parapetaban en las escaleras y ascensores, se pasaba tiro en cada viraje, se miraba, se alertaban, se sacaba el seguro y se cubrían las ventanas (ventanas que se aprecian de llamarse así, ósea ventanas sin rejas ni blindajes). La salida rápida y operativa , los guardianes armados destacaban por su “profesionalismo” en la represión, directo al carro y emprender camino de vuelta a los almacenes de seres humanos…y ahí en una fracción de segundo vi su silueta mirando nuestro fugaz avance, ella con su presencia y mirada buscaba aplacar la campaña del terror de los poderosos. El resultado del día confirmo que no presento problemas algunos para escuchar las felicitaciones entre los poderosos, el cerrojo de los candados, las risas de los uniformados por las miserias de los oprimidos, los anuncios de más policías y cárceles, ósea escucho nítidamente las sentencias mediáticas contra compañeros, la criminalización de la pobreza y la estupidez sistematizada en sus programas de Tv. Principios de Mayo 2011 Felipe Guerra Prisionero político antiautoritario Modulo J- C.A.S

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Santiago del Cile – 4 azioni effettuate mercoledì 11 maggio e giovedì 12

* da Culmine

Attraverso questo comunicato unico, rivendichiamo una serie di azioni effettuate da diversi gruppi coordinati in maniera informale tra la mezzanotte di mercoledì 11 maggio e l’una di giovedì 12.

– L’attacco con molotov contro il Juzgado de Policía Local y Registro Civil, oltre a scritte allusive al “Caso Bombas” ed al compagno Mauricio Morales presso il comune di Peñalolén è stato effettuato da Anónimxs.

– La collocazione di un ordigno incendiario nel Banco de Chile, comune di Vitacura è stata effettuata dai Nucleos Antagonicos de la Nueva Guerrilla Urbana e dal Círculo Iconoclasta Michele Angiolillo.

– Le bombe assordanti contro il Centro Cultural Las Condes sono state collocate da Anónimxs.

– Il blocco stradale con barricate incendiarie, sulla Avenida Walter Martínez in prossimità di Carrascal, comune di Quinta Normal è stato effettuato da Anónimxs.

Con queste azioni vogliamo comunicare che, malgrado la repressione si estenda e si acuisca, la lotta contro lo Stato, il capitale e qualsiasi autorità non si ferma e per essa è importante il coordinamento informale tra i diversi gruppi attraverso l’azione.

Vogliamo anche far pervenire la nostra solidarietà rivoluzionaria -con lo scopo di distruggere qualsiasi forma di dominazione, carcere e reclusione- a tutti e tutte i/le prigionieri/e ribelli/e del mondo. All’interno dello Stato cileno salutiamo i compagni e le compagne imputati/e per il denominato “Caso Bombas” ed i prigionieri mapuche che oggi giungeranno al loro 60° giorno di sciopero della fame.

Infine, e con la memoria attiva, dedichiamo le azioni al compagno Mauricio Morales, al compimento tra pochi giorni dei 2 anni dalla morte in combattimento, il 22 maggio 2009.

QUI NON CI SONO ORGANNIZAZIONI GERARCHICHE, MA SOLO LA VOLONTA’ DI LOTTARE CONTRO TUTTO CIO’ CHE IMPEDISCE LA NOSTRA LIBERTA’

Informalmente Coordinadxs en la Acción

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Lettera del compagno Felipe Guerra

* waronsociety.noblogs.org

# cenere

Alcune idee sulla solidarietà durante i giorni di sciopero della fame

Ho sempre inteso la solidarietà come una relazione comune, reciproca e disinteressata, che esplode dalla convinzioni oneste della nostra volontà ribelle. Questo è come ho vissuto e come ho agito in strada ed è così che credo si sviluppi la solidarietà in modo fertile – ci troviamo dove ci cerchiamo.

E’ all’interno della necessità di agire in solidarietà che esistono momenti cruciali, forse i più estremi, dove noi prigionieri usiamo i nostri corpi come trincee, nello sviluppo di “procedure” giudiziarie, sentenze o condanne da parte dei carcerieri. Ma la sfida sta nel capire come superare e vincere la logica esclusiva imposta dal ritmo dei processi giudiziari al fine di aiutarci l’un l’altro. La prigionia di ogni compagno è una motivazione forte e costante per non rimanere fermi o indifferenti… questa sfida continua a presentarsi e noi ci mobilitiamo tutti per vincerla. La realtà globale di repressione ci parla nel suo inconfondibile linguaggio: accuse, sbarre, sentenze, condanne medianiche, e processi giudiziari. In Messico troviamo Abraham, Braulio, e Adrian Magdaleno, quest’ultimo è stato recentemente vittima di ritorsioni.; i compagni che sono ancora dietro le sbarre nelle prigioni svizzere; gli altri rivoluzionari in Grecia; membri della Cospirazione delle Cellule di Fuoco e quelli che si trovano accusati nello stesso caso, che ora fanno i conti con un processo a loro carico, le condanne contro G. Dimitrakis, le ritorsioni del potere contro Simos Seisidis e il resto dei prigionieri che affronta la propria carcerazione con dignità; in Francia il potere non si fa scrupolo di allungare le pene contro Jean Marc Rouillan e Georges Cipriani; lo stato italiano e la sua ultima campagna repressiva contro gli anarchici… e tutti i prigionieri da ogni parte del mondo che non sono dimenticati.

Né in questa parte del mondo possiamo lasciare che la realtà dei restanti prigionieri rivoluzionari sparpagliati tra le prigioni della democrazia cilena passi inosservata: Patricio Gallardo, Alejandro Rodriguez, Alberto Olivarez, Sergio Vazquez, Claudio Melgarejo, Juan Aliste, Esteban Huiniguir, Marcelo Villaroel, Freddy Fuentevilla, Rodolfo Retamales, Francisco Solar, Felipe Guerra, Omar Hermosilla, Carlos Riverso, Camilo Perez, Andrea Urzua e Monica Caballero.

Dietro le sbarre i gesti di supporto arrivano, probabilmente sono gli unici veri alimenti in questi giorni di prolungato digiuno, da ogni angolo del mondo, i volantini, le scritte, i cortei, le attività, gli striscioni, le scritte murali e il fuoco parlano un linguaggio comprensibile senza difficoltà, che supera tutte le telecamere di sicurezza in un battito di cuore.

Ma quelli che tra noi sono ostaggi dello stato, scrivono, parlano, cercano di comunicare, riflettono, e con gesti di lotta e dignità esprimiamo noi stessi, ognuno dal proprio punto di vista.

Un forte saluto a quelli che non ci abbandonano all’oblio, che non ci lasciano ad essere divorati dalla prigione e dalla macchina giudiziaria, che vedono la nostra prigionia con la sincera ottica della solidarietà…perché questi non sono solo processi contro individualità concrete ma anche contro gli stessi ideali che contestano l’autorità e che non accettano questo mondo di sfruttamento costruito in suo nome.

Alla fine dello sciopero della fame – Aprile 2011

Felipe Guerra –
Prigioniero politico antiautoritario

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[fanzine] Le Case passano… le esperienze si moltiplicano

riceviamo e pubblichiamo
un opuscolo del compagno, prigioniero del 14 Agosto, Felipe Guerra,
tradotto in italiano da Semi Neri.


scaricalo in .it
Le Case passano… Le esperienze si moltiplicano

qui invece l’originale in .esp
“Las Casas pasan… Las Experiencias se multiplican”

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[comunicato] SOLIDARIETA’ SENZA CONFINI

SOLIDARIETA’ SENZA CONFINI

Dieci compagne e compagni rinchiusi in carceri di massima sicurezza cileni, hanno da poco interrotto uno sciopero della fame durato 65 giorni.

Sono stati sequestrati il 17 agosto 2010 in un operazione che lo Stato cileno ha chiamato “caso Bombas”.

Un film già visto, una “commedia all’italiana”. Ci sarebbe chi “decide e detta le linee” e chi “compie le azioni”. In questa inchiesta risulterebbero come “leader” due compagni provenienti da esperienze di guerra contro il regime di Pinochet, che “comanderebbero” compagne e compagni anarchici più giovani, appartenenti a vari spazi occupati. Le varie occupazioni, per gli inquirenti, sarebbero i “covi”, e tutte le lotte portate avanti “manovre di copertura” delle attività clandestine.

Tuttavia le prove sono scarse e la farsa fatica a reggere. C’è bisogno di un colpo di scena e saranno le maggiori testate giornalistiche cilene ad annunciarlo: la new entry sono i finanziatori internazionali.

Sarà il P.M. Rojas stesso ad avanzare in aula la richiesta di estradizione per una compagna ed un compagno italiani rei di aver finanziato la associazione terrorista con ben 900 euro destinati ad una biblioteca popolare al cui interno si incontrava un collettivo di solidarietà con i detenuti e 400 euro per supportare un progetto di una radio/TV popolare.

E’ vero: questi soldi sono stati effettivamente spediti, ma i nomi che hanno sparso ai quattro venti sono solo quelli di coloro che hanno firmato i bonifici, ad averli raccolti siamo stati tutti quanti noi.

Questa operazione mediatico/giudiziaria punta ad isolare coloro che non si sottomettono al Dominio, mantenendo chiara la volontà di attaccare direttamente benefit e iniziative di solidarietà e sostegno a livello internazionale.
Questa montatura è solo una, e non ultima, tra le brutali tecniche di controllo e repressione che mirano a separare e colpire la solidarietà tra realtà in lotta.

Assassinii mirati, persecuzioni individuali, leggi speciali, deportazioni forzate, imboscate paramilitari e operazioni giudiziarie sono alcune tra le più evidenti strategie repressive.Da difendere, diffondere e rivendicare a testa alta sono, invece, le nostre pratiche e la nostra essenza.

Con una discussione arricchita da collegamenti diretti dalla Palestina, dal Messico, dalla Grecia e dal Cile, con banchetti informativi sulla situazione repressiva locale e internazionale, vogliamo rilanciare la nostra idea di una solidarietà che non ha frontiere. Una solidarietà che scardina le logiche assistenzialiste dominanti e che si pone come obiettivo quello di uno scambio di esperienze, di un confronto, per crescere e rafforzare i legami con situazioni di lotta tanto distanti geograficamente, quanto vicine nella dignità di combattere questa dittatura del denaro.

Progetto Rizoma,
Nodo Solidale,
Free Palestine,
Ateneo Occupato,
Bencivenga Occupato,
L38 squat,
Assemblea Anti Autoritaria.

 

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Aggiornamenti sul processo

* tratto da Culmine.noblogs

Il 2 maggio è iniziata a Santiago del Cile la preparazione del dibattimento, una fase in cui vengono prese in esame le prove e le testimonianze e si decide se poi saranno discusse in aula. Ebbene, al primo giorno di preparazione-esposizione delle prove ne sono state rigettate oltre 1.000 e sono state considerate vane ben 25 testimonianze dell’accusa. Con tale morìa di prove è alta la possibilità che dei compagni possano esser prosciolti prima del dibattimento.

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Comunicato dei compagni e delle compagne sulla fine dello sciopero della fame

* tradotto da Culmine.noblogs.org
* libertadalos14a.blogspot.com

Il 21 febbraio abbiamo intrapreso uno sciopero della fame a tempo indeterminato per protestare e esercitare una pressione sulle istituzioni repressive che ci tengono arrestati/e per la farsa denominata “caso bombas”, dopo 65 giorni di inanizione abbiamo deciso di porre fine a questo radicale strumento di lotta. Frutto di questo prolungato digiuno, meriti della difesa, della solidarietà incondizionata da parte di compagni e di diversi settori, crediamo di aver ottenuto un esito su alcuni punti in modo completo e parziale su altri. Dobbiamo esser chiari, la fine della legge antiterrorista non passa perché alcuni compagni possano morire di fame nelle celle. Non confondiamo la situazione repressiva, questo è un problema collettivo che non riguarda solo noi, gli attuali prigionieri, ma è una figura combattiva di tutti noi che accettiamo la lotta anticapitalista. E’ per questo che la vostra solidarietà è intrecciata con i vostri stessi interessi rivoluzionari.

1) L’uscita dal carcere di 5 degli accusati, 2 di essi indicati come “leaders” di questa fittizia associazione illecita terrorista, ai quali la corte d’appello ha modificato le misure cautelari mettendo in discussione l’applicazione della stessa legge antiterrorista (18.314).

2) La fine del periodo riservato alle indagini e quindi la riduzione dei tempi per lo svolgimento del dibattimento.

3) La concessione di benefici carcerari per i prigionieri e per i colloqui.

4) La denuncia mediatica della montatura, in diverse fasi durante lo sciopero è stata messa in mostra la farsa della procura, con dichiarazioni e tensioni all’interno dello stesso potere ovvero da parte di deputati, istituti dei diritti umani, chiesa, ecc. che denunciano come il “caso bombas” cada come un castello di carte.

5) in merito al punto che chiede la fine della ley antiterrorista, la fine dei testimoni senza volto e l’unanimità dei voti nella corte d’appello per la revoca della carcerazione preventiva: ci sono 3 progetti di legge che modificano la legge 18.314 e la costituzione di un tavolo che cerca di evidenziare la montatura durante il processo e di denunciare le manovre del ministero degli interni e della sicurezza assieme alla Fiscaía sur per annientare qualsiasi tentativo di ribellione.

Questa mobilitazione non è esente da autocritica, considerando che lo sciopero s’è svolto all’interno di un regime di isolamento con soli pochi istanti di conversazioni, con un vai e vieni di analisi e di risposte, non solo all’interno di un carcere, ma tra il M.A.S. (modulo di alta sicurezza) e la S.E.A.S (sezione speciale di alta sicurezza) e viceversa; un altro ostacolo è stato rappresentato dalla diversità di posizioni sullo sciopero e su alcuni obiettivi che per alcuni erano prioritari e per altri no. Ciò ha portato ad un comportamento ondivago e complesso, pieno di dubbi, e fino all’ultimo minuto le diverse posizioni ci hanno fatto discutere se continuare o meno con lo sciopero della fame. Tuttavia. malgrado le differenze, s’è giunti ad un accordo tra i compagni con la decisione della fine della mobilitazione il 26 aprile.

Rivolgiamo un appello a continuare a mobilitarvi per tutti i compagni prigionieri in tutti gli angoli del pianeta, ad essi la nostra forza ed i saluti rivoluzionari. Infine, riconosciamo ognuna delle azioni solidali in tutto il pianeta come un sincero contributo al conflitto contro l’autorità. Comunque sia, dobbiamo stare in allerta, il “caso bombas” non è finito per cui crediamo che non dobbiamo abbassare la guardia.

Un abbraccio a tutti quelli che si ribellano contro la sottomissione.

Andrea Úrzua
Vinicio Aguilera
Carlos Riveros
Omar Hermosilla
Francisco Solar
Mónica Caballero
Rodolfo Retamales
Camilo Pérez
Felipe Guerra
Pablo Morales

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Monica e Andrea sulla fine dello sciopero della fame

* Libertadalos14a
* tradotto da Culmine

Un po’ più recuperate, avvertiamo il bisogno di comunicare che il 26 aprile, alle 21, abbiamo terminato lo Sciopero della Fame avviato il 21 febbraio. Ripassando la storia di questa reclusione dall’inizio: le continue menzogne della procura, l’inesistente associazione illecita, le grossolane prove con le quali siamo accusati/e, il ricorso ai media per creare nell’immaginario collettivo la figura del nemico interno, la “ascesa” del p.m. ad un incarico all’interno del dipartimento della sicurezza appartenente ad uno che ci ha denunciati/e (ministro degli Interni), la condanna a priori da parte di portavoce del governo, la complicità di poliziotti per criminalizzare qualsiasi accenno di dissidenza, la repressione subita da quelli che meravigliosamente gridano per le strade slogan per la nostra libertà, le alte condanne richieste… tutto ciò ha fatto sì che noi accusati/e ed arrestati/e iniziassimo una mobilitazione sotto forma di Sciopero della Fame a tempo indeterminato. Per quelli che ci conoscono, è noto che qui si agglutinano idee ed -ismi diversi e che l’unica cosa che ci unisce è la costante ricerca della libertà. All’interno di quelli che conosciamo sono pochi quelli che, senza appartenere ad un’organizzazione, un gruppo o un partito, hanno intrapreso una lotta con tali caratteristiche, ma siamo stati capaci di unificare un discorso ed esigere degnamente, esponendo i nostri corpi e le nostre esistenze, in qualche modo la visualizzazione della nostra anelata uscita per le strade. Esigere all’interno delle rivendicazioni cambiamenti, modifiche e abrogazioni di leggi create dalla borghesia è ben lungi dalle idee per la continuità della lotta che si vuole affrontare, mette in discussione ogni giorno se quanto richiesta era ciò di cui avevamo veramente bisogno. In tal senso, rispondiamo in maniera netta con un NO!! Cadere nel gioco delle leggi significa cadere tra le mani del nemico e questa non è mai stata la nostra intenzione. Questi punti sono parte della lotta della prigione politica, non siamo i primi a chiederli ed è noto che la Ley Antiterrorista è stata creata per “punire” tutti quelli che orgogliosamente assumono la dissidenza da questo sistema criminale. Chiederne l’abrogazione è un’idea trasversale per tutti quelli che sono contrari al capitale. E’ per questo motivo che in maniera ineludibile tali punti dovevano esser presenti nella nostra rivendicazione. Se ciò porta alla costituzione di un tavolo di lavoro composto da familiari, avvocati, parlamentari, preti e portavoce, in cui tutti si impegnano a continuare ad incontrarsi una volta a settimana, a presentare progetti di legge, ad emanare lettere rivolte al governo e soprattutto a denunciare pubblicamente sui mezzi di disinformazione borghesi quest’assurda montatura: che continuino, mettendo in chiaro che non è il nostro motore di lotta anticapitalista. La pressione esercitata da questa mobilitazione ha fatto sì che il 24 marzo si chiudesse la fase delle indagini e successivamente uscissero dal carcere 3 imputati, 2 con sentenza della corte d’appello ed 1 da parte del tribunale (in attesa di un appello della procura), tutti si trovano ai domiciliari lontani dalle telecamere e dalle uniformi. Per noi il gran risultato di questo prolungato digiuno è stato quello di sentire quotidianamente la solidarietà complice dimostrata in tutte le parti del pianeta, ascoltare come siano aumentate le grida che esigevano la nostra libertà, i meravigliosi striscioni dispiegati sul cemento di luoghi diversi ed appesi in punti nevralgici di questa città caotica sono stati il nostro alimento, la nostra energia che ci ha permesso di resistere per ben 65 giorni senza ingerire alcun tipo di alimento. L’immaginazione è volata e s’è moltiplicata, abbracciamo ogni gesto, ogni azione, ogni fiammata che ci ha accompagnate giorno per giorno, senza qtale ferrea solidarietà questa mobilitazione non sarebbe mai stata ascoltata. LA SOLIDARIETA’ E’ UN’ARMA CHE TRAVALICA LE FRONTIERE LIBERI/E TUTTI/E I/LE PRIGIONIERI/E DELLE MENZOGNE DEL POTERE!!! MÓNICA CABALLERO Prigioniera Politica Anarchica ANDREA URZÚA Prigioniera politica libertaria CPF SEAS giovedì 28 aprile 2011.

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Le compagne ed i compagni hanno sospeso lo sciopero della fame

tradotto da culmine
originale su libertadlos14a

Oggi, 26 aprile, le compagne ed i compagni, sequestrati per la montatura “caso bombas”, hanno deciso di abbandonare lo sciopero della fame che portavano avanti da 65 giorni, dal 21 febbraio di quest’anno. Sulla decisione presa, aspettiamo che siano essi/e stessi/e a pronunciarsi, perché nessuna notizia ci farà sapere come si sentono e perché l’hanno deciso, a meno che non esca dalla loro bocca.

Comunque sia, la lotta affinché riacquistino la libertà continua e adesso dobbiamo sostenerli nel recupero dal lungo digiuno, non solo a livello materiale ma anche morale, com’è avvenuto fino ad ora. Che la solidarietà non si fermi. La nostra forza per essi/e.

Che la paura non distrugga la solidarietà…
che la solidarietà distrugga la reclusione.
SEQUESTRATI/E DALLO STATO LIBERI !!

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Comunicato dei prigionieri politici mapuche in sciopero della fame

* wichaninfoaldia.blogspot.com
e tradotto da Culmine

Angol, 24 aprile 2011

Noi, prigionieri politici mapuche della CAM, condannati dal tribunale di Cañete, rinchiusi nel carcere di Angol, facciamo sapere al nostro popolo ed all’opinione internazionale quanto segue:

1. Che, ad oggi, siamo giunti al 40° giorno di sciopero della fame, presentando sintomi come debilitazione generale, cefalee, nausee, crampi e bassa temperatura corporea, ma siamo fermi quanto a disposizione e convincimento.

2. Denunciamo le manovre effettuate dal pubblico ministero, da parte del procuratore nazionale Sabas Chahuán, che sta facendo pressioni affinché la nostra istanza di Nullità della sentenza di condanna non venga esaminata e discussa dalla corte suprema, ma dalla corte d’appello di Concepción.

3. Ci rifiutiamo al fatto che questa istanza sia inviata ala corte d’appello di Concepcion perché questa ha rigettato, su sollecitudine del pubblico ministero, tutte le decisioni favorevoli in merito ad un debito processo, decisioni prese dal tribunale di garanzia di Cañete. Il fatto più grave è stato quelli di aver re-incorporato i testimoni senza volto e, con essi, l’avallo all’applicazione della Ley Antiterrorista durante il processo.

4. Denunciamo che continuiamo ad essere processati due volte, all’interno della Giustizia Civile, mentre il procedimento per il quale siamo stati assolti da parte della Giustizia Militare, si trova fermo proprio presso la corte d’appello di Concepción.

Libertà per tutti i prigionieri politic mapuche.

Processi giusti senza Ley Antiterrorista, Nullità della sentenza di condanna e Fine del doppio processo.

¡WEUWAIÑ! ¡MARRICHIWEU!

 

José Huenuche Reimán, Jonathan Huillical Méndez

Ramón LLanquileo Pilquimán, Héctor LLaitul Carrillanca

____________________________________________

RELAZIONE DELLA GENDARMERIA DE CHILE

24-04-2011

NOME     PESO INIZIALE       PESO ATTUALE    PERDITA DI PESO

Huenuche        68.200                    56.800                   11.400

Llanquileo        72.500                    58.600                   13.900

Huillical            83.000                    68.200                   14.800

Llaitul               93.800                    77.900                   15.900

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