Sullo sciopero generale del 23/24 agosto

Segue traduzione di un resoconto collettivo estratto da hommodolars (al link trovate i video), con alcuni fatti significativi occorsi  durante lo sciopero generale convocato dal sindacato in Cile. Non per giornalismo dilettantistico, o cronaca militante, ma perché utili. Almeno a farsi un’Idea.

Traduz. ‘libertaperi14a’

elocasodelmiedo

Decadenza della CUT[1] sorpassata dalla furia Proletaria

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Sábato 27 agosto 2011

Forte protesta nella 1ª giornata dello sciopero generale, $hile

Forte protesta nella 1ª giornata dello sciopero generale, $hile

Immagini

L’assassinio per mano dello Stato

[non tradotti, seguono i comunicati, ndt]

Oltre la CUT e senza di lei: l’odio alla società del Capitale (resoconto della protesta notturna tra spari, blindati e unità di classe)

(Video) Pobladores e Canal 3 della “Victoria” sono oggetto di attacco da parte dei Carabineros

Video: per quelli che ancora difendono gli sbirri, non credono che sono nostri nemici e impediscono il loro attacco

Quel che rimane quando si spegne il fuoco…

La decadenza della CUT e riflessioni provvisorie

Sulla lotta di strada

Riflessioni sulla violenza nelle recenti giornate

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Forte protesta nella 1ª giornata dello sciopero generale, $hile

Estratto da Liberacion Total

Preparando lo sciopero, preparando la repressione

Il 23 di Agosto, quando mancava un giorno allo sciopero generale, le forze repressive perquisivano varie case occupate, apparentemente in procedimenti isolati e senza lasciare in chiaro un’intenzione precisa oltre a quelle filtrate dai portavoce del potere, i giornali. A Santiago, un’occupazione ‘artistica’ nel quartiere Republica [quartiere universitario, ndt] chiamata ‘Caja Fuerte’ (cassa forte, ndt) è stata completamente sgomberata. Intanto a Valparaiso è stata perquisita l’occupazione TIAO (T.aller I.ndipendente di A.rti e O.ffici) dicendo di cercare ‘materiale sovversivo’, tanto esplosivo quanto per gli scontri in strada. In tutti e due i casi non si è trovato nulla, però si è cercato di colpire una situazione di persone, con il fine di preparare la repressione per il giorno dopo.

Da vari giorni i potenti avevano messo in bocca ai giornalisti la possibilità di invocare la Legge di Sicurezza Interna dello Stato. Legislazione speciale che oltre aumentare drasticamente le pene a chiunque, include pure un livello repressivo proprio dei momenti dittatoriali, così tanto da dare la possibilità ai militari di uscire in strada e garantire l’ordine pubblico, oltre sospendere alcuni “diritti borghesi”. Dopo un ampio e continuato ‘dibattito’ pubblico, che non era altro che una minaccia diretta a chi si sommava alle giornate di protesta, alla fine si è deciso non invocare la sopradetta legge.

Prime ore: il freddo dell’alba combattuto con il calore delle barricate.

Già la mattina del 24 agosto si sono prodotti forti incidenti nella poblacion La Pincoya (settore nord di Santiago), lasciando un poliziotto ferito con un proiettile nella mano. Questo è successo nel momento in cui centinaia di manifestanti cercavano di attaccare il 54° Commissariato con pietre, molotov e armi da fuoco. Nello stesso municipio (La Pincoya, ndt) è stata saccheggiato un Servipag (uffici per pagare le bollette come luce, acqua etc) fino a che i manifestanti sono stati respinti dai Carabineros con spari, da cui una giovane di 18 anni è rimasta ferita alla schiena da un proiettile, che le ha attraversato solo la pelle senza danneggiare nessun organo.

Ore dopo, mentre già spuntava il mattino, dalle 6 a.m. si sono verificate molteplici e coordinate barricate nelle principali arterie della città. Le forme di interrompere la strada sono state molteplici e diverse, da picchetti e sporadiche manifestazioni con striscioni e bandiere, fino alle contundenti barricate incendiare con pneumatici e miguelitos (chiodi a tre punte per forare le ruote dei veicoli in transito). Le centinaia di blocchi stradali sono stati costanti e hanno interrotto diverse strade; quando venivano dispersi in poco tempo si ricostituivano.

Sabotando il trasposto di merce umana

Distinte azioni si sono date per sabotare il flusso degli sfruttati. Gl’autobus del Transantiago (contestata impresa che ha unificato il sistema di trasporti metropolitano, ndt) sono stati obiettivo prediletto dalle individualità e dai gruppi. Attacchi ai bus all’uscita dai parcheggi, sassaiole sui vetri, miguelitos o blocchi per impedire la loro circolazione. Un gruppo di soggetti armati sono saliti su un autobus per far scendere il conduttore,gli hanno tolto le chiavi e hanno disposto l’autobus  a mo di barricata. In un altro municipio, tra Macul e Grecia (storico incrocio nei pressi dell’Università del Cile, teatro di numerosi scontri con gli sbirri, ndt), incappucciati si sono impossessati di un bus, facendo scendere il conduttore e lasciandolo in mezzo all’incrocio. Alla fine è stato tolto con l’aiuto di una gru nel mezzo di un ampio dispiegamento di forze.

Comincia il giorno, comincia la protesta

Tra Santa Rosa e Americo Vespucio (due strade del centro, ndt) diversi sfruttati si aggruppavano producendo incidenti e scontri. Nella Piazza di Puente Alto (quartiere periferico, ndt) e nei paraggi, persone manifestavano rumorosamente con slogan e cartelli in strada. È questa la manifestazione dove la polizia reprime con gas lacrimogeni (tipologia CS, ndt) e idranti, nonché con cani addestrati che hanno attaccato le persone [guarda il video]

Fuori dalle università e dagli istituti superiori si verificavano incidenti che si prolungavano per ore tanto costruendo barricate, quanto scontrandosi contro le forze repressive con bombe di vernice e molotov, senza tregua nei distinti fuochi del conflitto.

U. de Chile facoltà di agronomia: barricate e scontri presso avenida Santa Rosa, la Pintana.

U. de Chile facoltà di medicina: enorme barricata nelle 5 corsie di avenida Indepencencia dove incappucciati si sono scontrati con gli sbirri.

Universidad Arcis sede Libertad: scontri con la polizia e barricate dove si è utilizzata un auto abbandonata da mesi nel quartiere, mettendola nel mezzo dell’incrocio e incendiandola.

USACH: scontri con barricate, pietre e molotov.

UTEM, Parque Almagro e UTEM, calle Vidaurren: barricate e scontri con pietre e oggetti contundenti, come degli estintori, contro la polizia.

U. de Chile y UMCE (ex pedagogico) Macul con Grecia, Ñuñoa: barricate in calle Macul fuori dalla UMCE e scontri con molotov  in calle Grecia

UTEM di calle Salvador:barricate interrompendo avenida Providencia

U. de Chile facoltà di Diritto: grandi barricate in uno dei punti più importanti di Santiago, Piazza Italia

U. de Chile sede dell’Alameda e dell’Instituto Nacional: barricate e scontri con gran quantità di bombe di vernice contro i mezzi della polizia

U. de Chile facoltà di architettura: barricate e forti scontri dove incappucciati hanno scatenato una sassaiola contro polizia e giornalisti. A Valparaiso, durante gli scontri, un incappucciato è salito sopra il camion-idrante, dove ha piegato la lancia che spara l’acqua, lasciandolo completamente inutilizzabile. [vedi il video]

Il potere parla: nessuno gli crede, nessuno lo ascolta

Durante tutto il giorno, diversi portavoce dei potenti, del governo e dei ricchi dicevano e spiegavano per l’ennesima volta che questo sarebbe stato un giorno normale, che la chiamata alla protesta non aveva avuto nessun eco, che gli incidente erano stati ‘isolati’ e che la città funzionava con normalità.

Le barricate, gli scontri, le persone in strada e l’assordante rumore delle pentole[2] hanno lasciato in ridicolo le affermazioni circa la ‘normalità’ date dal Potere. Le imprese e il governo hanno deciso di anticipare l’orario di rientro dal lavoro e il sottosegretario Ubilla ha tessuto le lodi della ‘maggioranza silenziosa’ che è andata a lavorare e a fare la sua vita normalmente.

Imponendo la normalità con la forza che ogni minuto si vedeva distrutta da distinti gesti di scontento, i potenti cercavano di elogiare il silenzio, la codardia e l’indifferenza come caratteristiche di chi è complice di questo sistema di dominazione

Finisce la giornata, continua il malcontento

Intorno alle 20:00, in diversi punti della città, nei quartieri e nelle poblaciones le persone escono in strada colpendo le pentole e gridando slogan.

Sono molti gli incroci, le piazze dove questa pratica si fa comune nei giorni di protesta contro il governo, e spesso finiscono con l’intervento della repressione per disperdere i manifestanti. Nonostante questo da ogni parte, dagli edifici e dalle case, dalle strade rimbomba il rumore delle cacerolas.

Il rumore delle pentole lascia il posto alle barricate che si estendono e si generalizzano in gran parte delle strade della città, rendendo impossibile alla polizia spegnerle.

In piazza Brazil è stata saccheggiato un benzinaio “Shell” e ha subito un tentativo di incendio da parte di circa 200 manifestanti, la polizia è stata affrontata a colpi di arma da fuoco, nello stesso quartiere è stata incendiata una cabina della Seguridad Ciudadana[3], e una sede della Banca di Stato nella stessa strada. Ore dopo nel vicino Barrio Yungay è stata attaccata la sede del Collegio dei Professori[4] con pietre e fuoco, nonostante il fuoco non sia riuscito a distruggere l’edificio, la distruzione di una gran quantità di finestre e telecamere di sicurezza lasciano numerosi danni: questa è stata una chiara espressione per dire che le proteste non rispondono a nessun partitismo, attaccando le organizzazioni del Potere che cercano di indirizzare il malcontento.  In calle Toesca, in un’azione rapida è stata attaccato il 2ª Commissariato, dove alcuni incappucciati hanno tirato molotov contro lo schifoso edificio.

In santiago centro pure è stata attaccata una ruspa in un cantiere in calle San Ignacio, nei pressi del parco Almagro, causando perdite milionarie.

In molte poblaciones intorno a Santiago si sono accese grandi barricate e ci sono stati scontri con i carabineros, bruciando pure varie macchine che si aggiungevano alle barricate. Imprese, uffici statali e supermercati sono stati saccheggiati. Nel comune di San Bernardo incappucciati hanno acceso barricate e attaccato il 14ª Comissariato. Nello stesso comune sono stati saccheggiati 3 supermercati.

In altre zone, nelle poblaciones storiche e combattive[5], le barricate e gli scontri con le molotov contro i carabinieri si sono disincatenati mentre con cadenazos [6] sono stati sabotati i generatori togliendo l’elettricità in quei settori: La Victoria, Villa Francia, Lo Hermida, La Pincoya, etc.

Proprio in quest’ultima poblacion, l’11 settembre 1998 morì la compagna anarchica Claudia López negli scontri notturni[7]. In questo settore, dove centinaia di manifestanti sono usciti in strada incendiando grandi barricate, è dove è stato ferito il primo bastardo nelle prime ore di luce di questa oscura notte. L’agente era assegnato al 54ª Comissariato ed è risultato ferito con un proiettile nel muscolo, alcuni minuti dopo, mentre le polizia e la stampa (che si trovava protetta) si mettevano d’accordo su cosa mostrare, un gruppo di incappucciati ha attaccato con armi il commissariato, ferendo un agente di guardia al braccio.

Nella población la Victoria ci sono stati forti incidenti con gli sbirri, dove anche gli agenti sono passati all’attacco ma i pobladores sono usciti a rispondere e a cacciarli dal quartiere. A Villa Francia, nel municipio di Estación Central, incappucciati e centinaia di persone hanno attaccato una stazione COPEC e hanno cercato di saccheggiarla, ma questo è stato impedito dai Carabineros. Inoltre ci sono stati diversi scontri dove la polizia è stata attaccata con armi da fuoco e molotov. Incappucciati hanno lanciato bomb molotov verso la Maestranza San Eugenio, incendiando un vagone del treno in Estación Central.

Il totale di bastardi feriti nella prima parte di questa giornata è stata di 42 sbirri feriti, di questi, 6 feriti con proiettili, gli altri con pietre o finiti con fratture. Il totale è stato di 348 arresti in tutto il Cile, accusati di “disordini semplici e/o gravi”, di “furto in luogo non abitato” e in minore entità per “maltrato a carabineros”.

Anche se a convocare le manifestazione è la multisindacale (CUT) e l’opportunismo politico borghese (alcuni partiti politici), queste sono giornate di protesta e per manifestare il malcontento tra gli oppressi, per incontrarsi in strada. La rivolta è riproducibile e contagiosa! Ancora qualche dubbio?

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Seconda Giornata

Barricate e scontri per tutto il giorno

La nuova giornata di proteste per lo sciopero generale di 48 ore (che in realtà è stato di 3 notti e due giorni) è cominciato la mattina con barricate e blocchi in numerose arterie di Santiago e nuovamente i bus del Transantiago sono stati attaccati; prima dell’alba c’erano già 300 macchine danneggiate, il che – insieme alle barricate -, ha reso piú difficile del giorno precedente lo spostamento degli sfruttati che non hanno scioperato.

Per il secondo giorno di sciopero (giovedi 25) erano convocate 4 manifestazioni alle 10 del mattino, che partivano dai 4 punti cardinali del municipio di Santiago, e che avevano come fine la Piazza de los Heroes in piena Alameda (l’arteria principale del centro di Santiago). Le sopradette manifestazioni si realizzarono all’interno dei parametri cittadinisti e democratici, dove hanno impunemente trovato posto addirittura degli ex-sottoufficiali dei Carabineros, visto che avevano avuto una riunione con la CUT, dove avevano chiesto un trattamento degno, mentre ringraziavano la multi-sindacale per considerarli come lavoratori.

Prima delle 14 sono cominciati gli scontri con le prime barricate e sassaiole e bombe di vernice contro gli agenti che ancora non rompevano le fila e erano messi in ridicolo dai manifestanti[8]. La polizia attraverso i megafoni dava le istruzioni ai cittadini per neutralizzare gli incappucciati, in cambio – come premio – non sarebbero stati colpiti indiscriminatamente e non sarebbero stati necessari i gas (CS, ndt) e l’acqua (dei camion spara-acqua, ndt)

I cittadini-poliziotti, preso coraggio, hanno provato a fermare i compagni che accendevano barricate e distruggevano semafori, segnaletica e telecamere di sicurezza. Questa volta non hanno avuto la stessa fortuna della manifestazione (con pioggia) del 18 agosto[9], e sono stati fronteggiati dagli incappucciati che si sono guadagnati la strada dopo alcune risse con i reazionari al servizio della polizia (che peggio di un servo dei servi del potere?). Ci sono stati feriti da entrambi i lati, però le teste rotte e le fughe per mettere in salvo il culo hanno abbondato nel campo dei cittadini-poliziotti, e alla fine la strada è stata presa per il vero scontro con le forze dell’ordine.

Grandi barricate si sono alzate all’intersezione con la panamericana, dove i pali della segnaletica e pezzi delle fermate autobus hanno impedito l’avanzata dei mezzi di polizia per vari minuti. Grazie alle pietre, ai pali, alle molotov e alle bombe di vernice si è riusciti a far retrocedere i bastardi.

Intanto gl’incappucciati cominciavano a sabotare la proprietà privata e continuavano a costruire barricate lungo l’Alameda. Un locale della multinazionale Claro[10] ha subito un tentativo di saccheggi, lo stesso è successo con una farmacia “Cruz Verde”[11], oltre ad alcune istituzioni educative private.

Mentre continuavano i disordini non mancava chi cercava di frenare l’azione degli incappucciati, ma non ottenevano niente più che qualche schiaffo. Nonostante questo, più di un incappucciato ha cercato di dialogare con i cittadini-poliziotti dilatando la situazione; non bisogna perdere tempo con queste persone! NO AL DIALOGO CON I POMPIERI DELLA RIVOLTA!

Nell’intersezione tra Cumming (e l’Alameda, ndt) incappucciati hanno incendiato una cabina della Sicurezza Cittadina, questo tipo di azione è diventata una costante nelle proteste (vd nota 3, ndt). Nello stesso punto è stata attaccata una chiesa Salesiana, dove sono stati rotti vetri del lato e della facciata con una sassiola, però quello che più ha motivato chi prendeva parte alla lotta di strada è stato l’incendio alla porta i accesso che ha carbonizzato le grandi ante dell’entrata [vedi le foto]

I sabotaggi ai simboli non si fermavano, come gli scontri diretti con la polizia, compresi alcuni agenti della PDI[12] che passavano nel settore hanno cercato di smontare una barricata ma sono stati attaccati senza dargli la possibilità di rispondere: i bastardi sono finiti fuggendo.

In piazza Brazil, una radio pattuglia piena di agenti e senza protezione ai vetri ha cercato di investire alcuni manifestanti, pero all’angolo della piazz hanno subito un’imboscata da parte di alcuni incappucciato che li hanno sorpresi con una sassaiola che ha lasciato un agente con la testa rotta; il veicolo si è quasi schiantato perdendo il controllo mentre cercavano di scappare.

In calle Republica, un McDonald’s è stato attaccato: qui gli incappucciati hanno forzato la porta e una volta entrati hanno distrutto tutto quello che hanno incontrato utilizzando le cose al suo interno per formare le barricate in strada. Questo locale della zona universitaria era già stato attaccato.

Slogan hanno accompagnato tutte le azioni, facendo riferimento alla fine dell’educazione di Pinochet, contro i cittadini-poliziotti, contro i veri poliziotti, oltre quelli dedicati ai compagni caduti in combattimento come Claudia López, Jonny Cariqueo, Matías Catrileo y Mauricio Morales.

Nel settore di Republica (universitario, ndt) sono stati attaccati uffici militari e banche. Senza dubbio il fatto più grave è stato quando alcuni incappucciati hanno forzato le saracinesche metalliche di una banca Santander trovandosi con somma sorpresa un presidio di carabineros all’interno degli uffici, i quali sono usciti sparando verso i manifestanti e arrestando un giovane, sequestrandolo dentro l’interno della succursale bancaria. Gli agenti lanciarono gas lacrimogeni per disperdere la gente, ma gli stessi gas terminavano scatenando la vendetta contro il simbolo del capitale e i suoi difensori. Con grandi pietre e ferri sono stati attaccati gli agenti che si erano nascosti dentro, mentre

Disperati hanno cominciato a lanciare indietro le pietre, fatto che ha alterato ancor di più chi stava protestando, e per vari minuti gli agenti sono stati vittime di un forte attacco; incluso alcuni incappucciati hanno cercato di entrare e riscattare chi era stato sequestrato: è stato in questo frangente quando gli agenti hanno estratto le loro armi da fuoco, scatenando il fuggi fuggi, visto che la gente non voleva essere raggiunta dai loro proiettili. Pero nuovamente si è ripetuta la precedente situazione: sono terminati i proiettili, cosìcchè è ripreso l’attacco contro di loro ancora più convinto di prima che ha lasciato vari stronzi feriti. L’attacco è stato disperso alla fine da un zorrillo (lett. puzzola, carro lancia gas ndt) che li ha salvati.

Gli scontri sono continuati allargandosi nelle vicinanze dell’alameda e alcune università, come la Utem e Usach. In quest’ultima verso le 16 la polizia entrava arrestando alcune persone al suo interno[13].

(Breve capitolo sulle numerose proteste, quantitativamente e qualitativamente significative delle altre città del cile, ndt)

Forti scontri notturni e un giovane viene ammazzato dalla polizia

Dopo il classico cacerolazo in vari punti della capitale, cominciano a registrarsi nuovi disordini con barricate e scontri, incluso bruciando una serie di veicoli in diversi posti. Come prodotto degli scontri ci sono stati 200 manifestanti feriti. Nella zona de La Pincoya, fuori dal 54ª commissariato dei Carabineros, viene bruciato un furgone Hyundai che era stato rubato in un altro quartiere. Nello stesso posto viene ferito alla faccia da un proiettile, un capitano di polizia appena entrato nel mezzo blindato MOWAG (il proiettile è entrato da un finestrino). In mezzo ai disordini un giovane è rimasto ferito e non si sa da dove provenisse il colpo ne la gravità della ferita.

È attaccato con bombe molotovs il 21ª Commissaríato dei Carabineros di Estación Central.

Nel municipio di Macul un adolescente di 16 anni muore dopo essere stato raggiunto da uno sparo mentre si trovava su un soprapasso che unisce Macul con Peñalolen. Manuel Gutiérrez, di 16 anni, era stato a guardare le barricate nel settore di Lo Hermida e tornava a casa insieme a suo fratello di 22 anni che si muoveva sulla sedia a rotelle quando è successa la cosa peggiore della giornata. Attraversando la passerella (ponte pedonale che attraversa una strada a veloce scorrimento, ndt) a ritorno, da una pattuglia dei Carabineros partono tre spari, uno dei quali lo ferisce al petto, mentre suo fratello sulla sedia a rotelle cerca di aiutarlo. Immediatamente vicino del posto lo portano a un ospedale dove il giovane poblador della villa Jaime Eyzaguirre muore.

Suo fratello dichiara di sentirsi colpevole per aver chiesto a Manuel che lo accompagnasse a vedere le barricate, ammesso che lui non sarebbe potuto andare solo con la sedia a rotelle. Aggiunge pure che i Carabineros hanno mentito nel dire che non hanno mai sparato contro suo fratello, e che ci sono testimoni che confermano quel che ha visto. […]

 

L’assassinato per mano dello stato

Bastardi assassinano un bambino a Santiago, con munizioni di grosso calibro

nota di R.M.M.: Continueremo a parlare di violenza? Eccellente, infatti già non rimangono parole per cercare di legittimare l’azionare della lotto, mentre alcuni si allarmano per i saccheggi, i carabineros assassinano senza indugi, e c’è un’istituzionalità che li protegge.

Che ci difende a noi? L’autodifesa e la organizzazione per resistere. Per l’ennesima volta i Carabineros de Chile hanno riscosso una vittima e sicuramente si giudicherà il bastardo per paura dell’ingiustizia militare, come fu in varie occasioni e come è oggi per l’assassino di Matias Catrileo, che ancora lavora in un commissariato di Coyhayque condannato a firmare mensilmente. Per il potere e gli sbirri questo non è un incidente, i media ci mettono le telecamere perché i cani neghino tutto, il governo incolperà di questo le giornate di lotta, occultando e occultando ancora, seminando odio in questa famiglia che ora è desolata. Senza dubbio il suo stesso fratello sa da dove è venuto il proiettile. Da parte nostra siamo addolorati per il fatto e mandiamo i nostri sinceri abbracci e grida di forza alla famiglia del ragazzo abbattuto dalla repressione dello stato.

 

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Más allá de la CUT y Sin Ella: el odio a la sociedad del capital

Este relato fue enviado a nuestro mail, reproducimos de manera integra

alguien de por ahi

No era la intención sentirse interpelado por el “llamado a paro” de la socialdemocracia de la CUT. El fracaso de la paralización, sus objetivos inmediatos no eran algo que importase mucho. Recordando a Carlitos, El verdadero resultado de sus luchas no es el éxito inmediato, sino la cada vez más amplia unificación de los obreros.

La unificación suele argumentarse en términos abstractos que se pierden entre tanta teoría. No es un asco a esta, sino el fetiche de la misma. Por ahí dicen que la unidad se da en la práctica. En la noche en este caso, en una avenida junto a otros desconocidos que solo nos une el desprecio por la sociedad misma. Y es que no se trata de que cada cual tenga un discurso coherente y aceptado por otros para explicar el porque hace lo que hace. Es el hacer mismo lo que explica todo.

La oscuridad es iluminada por varias barricadas. Hasta un furgón ayuda a alimentar el calor de los que salían a los putrefactos dominios del capital que se veían temporalmente ajeno a sus parámetros. Eran esos que los “movilizados” suelen denominar con cierto asco en la boca como “lumpen” o “infiltrados”. Esos mismos se armaban en sus calles, provistos de piedras, molotov y alguna que otra hechiza. Esos mismos que desprecia el “movimiento oficial” tenían bastante mas claro la identificación del enemigo. Tenían la capacidad de arriesgar, de despojarse del temor que invade en cualquier lucha.

Y es que la policía se parapetraba detrás de un gran supermercado para disparar perdigones y una que otra lacrimógena además de lanzar las piedras que se les tiraban. Acercarse al enemigo era difícil. No hablamos de una lacrimógena en el estomago, hablamos de disparos. Por otro lado aparecían las tanquetas que eran repelidas con molotov y peñascos gigantes. Delante nuestro arremetian y desde todos lados volaban piedras. Algunas se prendian ante el aplauso de los pobladores. La policía se escondía y el proletariado avanzaba. Conocían el territorio que la policía le era ajeno. Sabían donde y como iniciar el enfrentamiento. Sabían porque iniciar el enfrentamiento: Porque representaban todo lo aborrecible de la sociedad que vivimos; los que la resguardan.

Ese es el secreto que se palpitaba al calor de la barricada, el olor a la lacrimógena y los perdigones lanzados a quemarropa. El secreto de nuestra propia existencia: la disolución de esta mierda, de este orden actual. Y es que sin recitar de memoria algún texto, sabíamos que éramos “la disolución de hecho de este orden del mundo”.

Este secreto estaba en oído de todos. La alegría del enfrentamiento contra aquello que aborrecemos se mezclaba con la capacidad de saber como actuar. Y la policía empezaba a acercarse. Los perdigones parecían rozarnos, los sentiamos y creiamos que habian dado en el blanco al igual que los piedrazos enviados con una precisión bastante exacta del enemigo…afortunadamente no era asi. Pero ya sabiamos ante que nos enfrentabamos. Era el territorio ajeno a cualquier ley, porque ni la policia respetaba la que dice defender y justificar su actuar como nosotros la que nos imponen.

De apoco avanzaban y el aire se convertía en una densa capa que apostaba a lo que se daba: dispersión de la unidad. La alegría mezclada con el saber. Nadie parecía estar ahí sin saber a lo que iba. La bencina, pintura, mascaras antigás y solidaridad se sentían. En un momento todas las individualidades volvían a ser lo que son: una clase. Una clase contra el orden del enemigo, contra la clase antagónica, contra su orden, contra la misma.

Una lucha mas que dependiendo de nosotros quedara como recuerdo o como capacidad de aprender de determinados contextos para hacer frente a este mundo que aborrecemos y despreciamos.

Un ir y venir contra la policía, la llegada de esta y su bombardeo de lacrimógenas con el fin de retornar a la normalidad. Replegarse y volver a la calle. Asfixiados pero solidarios, recibiendo ayuda de desconocidos y ayudando a otros, reconociendonos en ese puro acto. Todo seguía ardiendo. Los piquetes avanzaban con esa mezcla de gas y perdigones en conjunto con sus patrullas que se iban colocando en cada esquina, por dentro de las calles y saliendo en cada cierto rato. Vecinos, proletarios, nos alertaban de su precensia, de donde venian y por donde aparacerian sin quitarse el tiempo de en esa “informacion” que nos brindaban, bromear con los que estabamos en la calle. La revuelta es alegria, solidaridad. Perder el miedo cuando estamos con hermanos de clase, mas alla que no sepamos como se llaman. Porque aqui no importa aquello, lo que interesa es el cobijo mutuo, la alerta que uno podia darle a otro al percatarse como las ratas del Estado intentaban atacar por sectores desprotegidos. La conversacion a rostros cubiertos y piedras en la mano, viendo como llegar hacia donde se encontraban los bastardos. Los compañeros apedreando tanquetas hasta cansarse, mientras estas apuntaban sin saber cuando dispararian. Horas donde la calle era del proletariado. Enfrentamiento, odio, rabia e identificación de quien es quien.

Pobladores y Canal 3 de la Victoria es objeto de ataque de Carabineros

Por : Alfonso Ossandón Antiquera

Con un saldo de 4 pobladores, 5 trabajadores heridos, 4 de gravedad, dejó en horas de la madrugada del jueves un allanamiento por parte de efectivos del Gope de Carabineros, los cuales destruyeron material del canal de televisión, violentaron casas, y dependencias de estación comunitario Señal 3 de la Victoria, golpeando a ancianos, mujeres, y en este vídeo elaborado por ellos mismos dan su versión de los hechos.

La reacción de los pobladores los cuales denuncian graves violaciones a los derechos humanos por parte de la policía militarizada chilena, en estas horas de intensa movilización nacional debido al paro nacional. La violencia ejercida contra los pobladores se inició a eso de la 1:30 , en la calle Estrella Blanca, debido a que sin provocación alguna Carabineros lanzo bombas lacrimógenas en los pasajes, en el vídeo se constata que no hay barricada alguna, llegaron al sector y al parecer a juicio de testigos el objetivo era el canal de tv popular, el cual es una verdadera ventana que rompe el cerco comunicación del cual son objeto los pobladores. Desde el canal informaron que lamentan la poca cobertura a este atentado que violenta todo derecho a informar por parte de “grandes medios de información”, los cuales con su silencio se hacen cómplices de la política de represión que ejerce carabineros para con la población más vulnerable. En el vídeo es impactante ver a una anciana de mas de 75 años ser golpeada por un efectivo del Gope, el testimonio de Miriam Suárez es elocuente “les dije que se fueran que para que venían para acá y nos tiran bombas lacrimógenas, si no pasaba nada…me recordó los tiempos de Pinochet, Piñera manda a esta gente, me recuerda a la dictadura, son hijos de Pinochet tiene su escuela”.

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Lo que queda cuando el fuego se apaga…

La decadencia de la CUT y reflexiones provisorias.

nooo-nooo-estamos-en-laB!

¿Qué puede decirse sobre el paro dela CUT? Si pensamos que su objetivo era generar una convocatoria de los trabajadores para que efectivamente “pararan”, claramente la cuestión ha sido un fracaso. El petitorio claramente no podía “calentar” a los trabajadores, a tomar un riesgo (que es algo que pocos han tomado) que lleve a llegar hasta las últimas consecuencias.

Como objetivo inmediato, decimos, hasta el momento el paro es un fracaso. Si se quiere atacar la producción (en su aspecto más concreto, pues la producción de la realidad, la reproducción de la sociedad mercantil va mas allá del trabajador concreto) no se ha logrado mucho.

Pero de cualquier convocatoria, venga de enemigos de clase o lo que sea, debemos sacar lecciones que permitan una unidad del movimiento comunista, una unidad que es la reflexión y practica para que el mismo actúe de forma coherente y no separada.de aquello.

Es ahí donde pretendemos comprender como los burócratas de la CUT constituyen un elemento que si nos dejamos llevar por ellos (como los estudiantes) pueden provocar grandes efectos negativos a nuestra clase. Esto por su modo instituido de actuar de carácter ideológico y de separación. ¿Que es esto, en que sentido lo tomamos? Ideológico como movimiento que nace de una expresión de la lucha de clases pero va mutándose de diferentes formas, ya sea al reformismo o intención revolucionaria, pero que contiene separado objetivos y acciones. Teoría y Práctica. Una por un lado, la otra por allá…usadas como algo neutro en determinadas ocasiones, rechazadas sus consecuencias en otras…en el fondo, la incapacidad del movimiento en establecerse como un todo.

Ahí radica la cuestión: la lucha proletaria es una lucha donde los mismos límites propios de ella son objeto de una crítica en pos de la crítica unitaria del capital. Plantearse un objetivo en una civilización con densas capas de ideología y alienación naturalizada expone toda una decadencia cuando no es capaz de entrar en la dinámica del capitalismo de un modo de intervención. Y esto se manifiesta casi en la superficie de la “política de los trabajadores” que hoy se hace visible en la central unitaria de trabajadores.

Partimos de premisas que son parte de esta socialdemocracia con sus particularidades. Pero mas aun, se designa como decadente un movimiento que no incorpora determinadas actividades propias de si en tanto dentro del contexto de acumulación del capital y las separa, aísla. Tomándolas cuando les conviene: volviéndolas elemento neutro y no haciéndola partes de si, de lo que es. Y esto no es una cuestión de voluntad, sino que esta decadencia se transforma en modo de enfrentar los conflictos que se propaga a diversas organizaciones. Y aquí no hablamos del “problema de la organización” sino que de su composición. Ahí ya empezamos a sacar lecciones en este primer momento relacionadas con lo ya dicho.

*1*

El día de ayer se ha visto una prolongación al menos en la calle, de acciones de sabotaje, de corte de calle y enfrentamiento. Pero como hemos dicho muchas veces, esta no es garantía de nada. Detrás de las capuchas y las molos muchas veces queda una ideología anacrónica, ajena a cualquier capacidad de transformar la realidad.

*2*

Un movimiento en su totalidad implica determinadas acciones para oponerse a la sociedad. Lo que se da desde las tomas (en el caso secundario) hasta la lucha callejera. Todas parte de una y su devenir en otro de si mismo es la clave

*3*

Este movimiento en su actuar clarifica su capacidad de comprender las mismas acciones como orgánicas a su reivindicación y ajenas a una orden burocrática.. Las comprende como inmanentes a si misma y no como voluntades de representantes.

*4*

Lo anterior implica como condición la “practica de Intervención”. Intervenir de las relaciones dominantes, una actividad que subvierte las relaciones mercantiles en tanto aplicación de la totalidad de las actividades que esta contiene.

*5*

Lo anterior se traduce como despliegue de un contenido de clase en potencialidad. Algo que la CUT no lograra por su composición hacer: Este contenido no es más que la crítica hacia la sociedad mercantil, entendida esta como totalidad. Y esto es algo que solo los despojados de cualquier medio para controlar su vida pueden realizar debido a esta condición, lo que se traduce en ir modificando las determinaciones que recaen sobre el conflicto de clases, y modificar dicha relación, las condiciones de la misma y abrir posibilidades de la misma acción que apunten a una critica practica mucho mas aguda y destructiva

*6*

La contradicción de la socialdemocracia, en este caso de la CUT, se da precisamente en su status de inorganicidad, de su composición, de ideología: critica ciertas acciones y en otras las calla. Desde un pensamiento petrificado, ideológico, critica una acción, una política, y luego desde otra (una visión surgida desde la realidad de los años 70 por ejemplo) apoya algo, neutraliza determinada acción. Se muestra intransigente, negociador, callar lo violento, condenarlo, etc.; ahí una de las razones de un movimiento que se hace inorgánico respecto a sus acciones. Es la separación de sus objetivos y acciones para avanzar en una lucha. Es la instrumentalización de los mismos como si fuese algo neutro, algo dado ahí para ser-tomado. Su emergencia desde una contradicción queda petrificada por su praxis: se despoja de las posiciones que surgen del desarrollo de las condiciones de la cual surge, separando aspectos, acciones, discursos, teorías de su totalidad. Cada cuestión por separado parece algo “ad hoc” para ser usado cuando convenga, distanciándose del ya mencionado desarrollo orgánico e impidiendo la invariancia actualizada en cada momento de los fundamentos y determinaciones de la guerra proletaria (que es la esencia historizada por el antagonismo capitalista)

Y esto puede ampliarse a variadas organizaciones y especialmente, movimientos contaminados ideológicamente.

Sobre la Lucha Callejera

nooo-nooo-estamos-en-laB!

No vamos a repetir la misma cuestión sobre la violencia y su fetiche de rupturismo. Aun así su problematización es una cuestión que suele dejarse de lado. Considerarla inherente a todo movimiento reivindicativo es comprender que este contiene y despliega una serie de actividades y formas de relacionarse antagónicas y que lo son en tanto se aplican en un contexto determinado (claramente no solo esta sino varias). La critica a su rechazo y separación por parte de varios estudiantes en el movimiento estudiantil por ejemplo, es algo ya tratado. Algo que cuando se separa, busca su modo de expresarse en el contexto que sea. Es decir, pierde todo su contenido se clase y se manifiesta como rabia contra un hincha de un equipo contrario o alguna cuestión así.

El problema es cuando la acción separada del movimiento estudiantil por sectores del mismo, encuentra en la “permisividad confusa” de la CUT, solo en tanto le sirve ahora para sus propósitos en un determinado momento, un espacio para su canalización completamente instrumental para lo que quiere en un día y no en otro. El día de ayer fueron varias las acciones de revuelta y no somos quienes para decir que eran útiles para la CUT o la expresión de un movimiento ajeno al mismo pero que esta ahí, difuso.

Lo que hemos dicho mas arriba se pudo ver en la marcha de hoy: 24 horas antes avalan o silencian respecto a la violencia que se ejerce y al día siguiente corretean y apedrean a los que la intentan ejecutar (con la policía detrás). La CUT es solo un ejemplo de esta. No se trata de ser permisivo cuando conviene la violencia u otra acción y ejecutarla y alentarla cuando se considera que hay “condiciones”. Se trata de cómo cualquier actividad, al ser orgánica a su movimiento, se considera siempre de diversas formas y ejecuta no siempre de manera homogénea. Y aquí podemos sacar otras lecciones sobre la participación de algunos sectores en tanto más que adherir a las consignas de la burocracia, encontraron un espacio para continuar con una crítica al capital, ya sea como prolongación de un movimiento o acción separada de cualquier otra cuestión.

***

La CUT y los lastres stalinistas son elementos infiltrados, al igual que el Estado, para mantener las separaciones de la acción, amedrentar en algunos casos y dejar algo inherente a lo que surge de las contradicciones como fuerza como un mero instrumento, intentando propagarlo en el resto de proletarios (no todo el que va a estas convocatorias ha de apoyar a la CUT expresamente) con la ayuda de los medios. La expresión mas patética de esto se dio al ver como aplaudían a la policía cuando mojaba a los capuchas o como los mismos no tenían problemas en apedrearlos pero a la policía le levantaban las manitos.

***

Es necesario desligarse de ellos en el sentido que si llaman a una jornada de protesta, protestar contra la totalidad de la sociedad mercantil. No porque ellos lo convoquen, sino porque es necesario cualquier momento donde se de la posibilidad de efectuar esta critica practica. De ahí que no podemos negar el apoyo socialdemócrata a esta movilización, pero también el pliegue casi autónomo de proletarios…que en algunos casos realizan una actividad acorde con el movimiento (cuando no están separados de la teoría y practica en la dinámica del capitalismo, cosa que no podemos identificar lógicamente) y otros que mantiene la acción separada y se acopla al contexto, sin que aquello la niegue como potencialmente unida en algún momento al movimiento anticapitalista. Nos alegra que se apedree y queme a la policía así como infraestructura del capital. Nos hermanamos con ellos y su acción no solo contra la policía y el orden mercantil, sino contra los policías-ciudadanos. Son destellos de comprensión difusa de quienes son el enemigo.

***

Pero sin una proyectualidad, la acción queda como anecdótica. Y no hablamos de encuadrarla sino ser parte de la fuerza que emerge de la contradicción como movimiento. difusos, dispersos, pero que se encuentran en diversos movimientos fragmentados. Su reconocimiento es un primer paso pues esto puede no tener nada de utilidad si como clase no comprendemos que variadas acciones son parte de nuestra condición de negación de lo establecido.

***

Precisamente lo contrario que ocurre en variadas manifestaciones donde todo se da por separado: la toma por una parte, la creatividad por otra, la intervención en el dominio del capital por otra. Lo anterior puede haberse visto reflejado en otros movimientos en la historia, donde los espacios ocupados servían para alimentarse críticamente con los trabajadores, las murallas de dichos espacios cargados de poesía y en las afueras el enfrentamiento y control de los espacios. En ese caso si hablamos de una apropiación y reconocimiento de las actividades como inmanentes al movimiento del que somos parte, sin separarlas ni considerarlas un instrumento. Son prácticas útiles en cada momento dependiendo de cómo se ejecute en su forma. En una convocatoria socialdemócrata solo podemos ir a desordenar el ambiente. Y comprender aun más la pertenencia de nuestras acciones a otro movimiento, a aquel que suprime las condiciones de existencia…no al que las reforma. .

Algunas reflexiones en torno a la violencia en las recientes jornadas

x Protesto, pero no tanto

Repudiando desde ya la represión del estado durante este 24 y 25 de agosto, denunciamos todxs sus actos, medidos o desmedidos, da igual. Queremos contribuir al debate exponiendo ciertas ideas, puesto que hemos escuchado una serie de opiniones en torno a los saqueos, a cortes de ruta, ataques a bancos, etc. Utilizando ligeramente conceptos cómo vandalismo, violencia, delincuentes y más que se quedan por allí entre tanta discusión.

¿Hablemos de violencia? Pues bien, si se ha de hablar de violencia hay que tener en claro que su uso históricamente ha sido monopolizado por el Estado y cualquier sistema de dominación anterior, llámense imperios, monarquías, etc. La mayor parte de la población ha devenido en un resistir a esta violencia, desatándose revueltas alrededor de todo el mundo a lo largo de la historia, por otra parte la misma historia ha sido escrita hasta hace poco sólo por el poder imperante, sus escribanos de turno. Hoy por hoy los medios para romper con esto son variados, sin embargo existe lo que se denomina 4º poder, los medios de comunicación masiva (mass medias) , los cuales monopolizan, desde el poderío económico, la captación y entrega de la mayor cantidad de información que circula, siendo capaces de inundar Internet, radios, tv de cable y abierta, con publicidad mercantil que hipnotiza hacia el consumismo con sus colores y despliegue, y por supuesto un marcado discurso propio del poder político, ya sea partidista o estatal, así vemos cómo Hugo Chávez posee su propia cadena televisiva, El Mercurio es el histórico defensor de la dictadura derechista y conglomerados empresariales de chile, puesto que está claro que tanto la burguesía cómo el Estado saben lo efectivo de la propaganda en el modus operandi del control social, entre otros aspectos, como las mismas leyes y las normas morales impuestas al concepto patriarcal y católico de familia. Son siglos de muerte y explotación solapada, pero que siempre ha encontrado rebelión ¿ideológica? No lo sabemos, puesto que no nos adjudicaremos el conocimiento de la verdad histórica, quien diga que la posee sólo es un ser limitado con criterios absolutos engendrados en su aprendizaje guiado por maestros del pensamiento único, aquel que no resiste análisis alguno más que una simple aceptación sumisa.

Durante las recientes jornadas de protesta, en el contexto del oportunista llamado a paro nacional realizado por la CUT, se han desbordado los intereses de estos mismos y del Estado- Capital del Patrón de fundo Piñera, la lucha callejera ha marcado las jornadas, un paco y una joven heridos a bala en santiago, saqueos, de todos lados se habla de violencia, tanto la ejercida por el estado represor, cómo a la que alude el poder, desde dónde se acusa caos y desorden ¿ Cuál es entonces la óptica a tener como luchadores ante estas disyuntivas del discurso? Por una parte tenemos la violencia del estado, las muertes de luchadores en dictadura y democracia (no hay diferencia alguna, sea del color que sea y la época que sea), nos violentan con sus leyes, cárceles (inundadas de pobres), territorio mapuche militarizado, un sistema de educación separatista impuesto que perpetua la ignorancia y la incultura en nuestra gente, privatización del vital recurso agua, la salud, la explotación masiva del medio ambiente, nos niegan el espacio a ocio y una calidad de vida digna con nuestros seres queridxs, etc. No es la idea aquí dar una visión victimista, sino dejar en claro todxs los argumentos que justifican la rabia generalizada que ha sido palpada en las calles y poblaciones. En este sentido debemos tener claro que para el poder los violentxs somos nosotrxs cuando protestamos, cortamos rutas o se saquean símbolos claros del capital como bancos, bencineras, etc. Más aún si se encuentran en las inmediaciones de nuestras poblaciones, riéndose a carcajadas cómo se enriquecen con nuestras necesidades y vidas de explotación; Para luego dar cabida amplia a estos hechos en los noticieros, radios e Internet, tomando las declaraciones de las personas que repudian el no llegar a sus trabajos, guiando el discurso y ocultando las justas reivindicaciones de las personas en lucha, lxs cuales han sido capaces de atentar bastamente durante estos meses en contra de la producción y sus intereses, eso no lo reconocerán, ni menos expondrán sus falencias, puesto que ello sería empelotarse, los argumentos para luchar son múltiples, pero estos no los veremos en la tele, allí la pega es ocultar. Pues entonces ¿Desde dónde viene la violencia? Sí hablamos de violencia y delincuencia debemos tener claro aquellxs elementxs que no queremos en la población, aquel que sin más podría asaltar a nuestras madres, pero sin duda que jamás debemos hacer el juego y ser eco del 4ª poder y el estado, para ellxs todxs somxs delincuentes, no es llegar e indignarse porque hay una ruta cortada

¿Pues si se es conciente iría a trabajar en jornada de paro? Sabemos que para que tal nivel de solidaridad suceda falta aún mucho más, porque justamente la gente corre a sus centros de explotación siendo presxs de las necesidades impuestas. Protestar está bien, sin embargo se debe tener claro que lo que ello conlleva es la defensa armada del capital y del estatus quo por parte del estado-empresario, cualquier atentado y ataque al poder está justificado por los siglos y siglos de violencia que ellxs nos han propinado, si no somos capaces de tener esta óptica le estaremos haciendo el juego al estado, si protestamos por seguridad llenaremos nuestras poblaciones de carabineros, es fácil hablar, protestar y a su vez justificar la existencia del estado pidiéndole esto o lo otro, sin embargo si queremos cambiar las cosas, debemos tomar el accionar en nuestras manos, mirarnos las caras y fomentar la autoeducación y la autoorganización, deslegitimando al estado y al capital desde sus matrices, levantar las cabezas, pues si se ha elegido luchar el camino es arduo, para desembarazarnos de siglos de cultura autoritaria, machista, enajenante, alienadora y subyugante se debe esperar que dicho anhelo no es nada fácil de conseguir, la revuelta se organiza, se gesta, se prepara, no se da por las condiciones materiales propias del capitalismo (cómo dirían los mediocres marxistas reformistas), estamos en ese camino, y ese anhelo se hace desde hoy, matando la vaca que da muy poco o nada de comer, no engordarla pidiéndole soluciones, o peor aún, hacerle el juego en su discurso, borremos su poder, no contribuyamos al engrandecimiento de este, si hay problemas en nuestro entorno sólo nosotrxs mismxs somos los que conocemos nuestras formas.

Contra el estado y los medios de desinformación

Solidaridad, Apoyo Mutuo y Autogestión

 


[1] C.entral U.nitaria T.rabajadores – sindacato unitario

[2] Come in altri paesi dell’America Latina è diffusa la pratica del cacerolazo, cioè scendere in strada con pentole (cacerolas) e provocare rumore per esprimere il proprio dissenso.

[3] Sorta di servizio municipale, in proposito vedi i recenti attacchi contro di loro in risposta ad alcuni atteggiamenti sbirreschi contro venditori ambulanti e nelle recenti manifestazioni militanti.

[4] Sede del sindacato dei professori, vicino al movimento studentesco ‘ufficialista’ in questi mesi di protesta per l’educazione pubblica

[5] Settori della Capitale popolari, storicamente e tradizionalmente combattivi.

[6] La pratica di tirare catene sui punti nevralgici dei pali della luce e togliere la corrente al quartiere o al vicinato

[7] Quelli che ogni anno ricordano il golpe di pinochet

[8] Le manifestazioni ufficiali che terminano sull’Alameda sono autorizzate fino a un orario dentro il quale i Carabineros antisommossa si limitano a tenere le fila.

[9] Quando si verificarono ignobili pompieraggi da parte degli universitari

[10] Azienda telefonica

[11] Anche il settore farmaceutico è privatizzato in Cile ed è monopolizzato da tre principali grandi imprese, che sono riconducibili ai gruppi imprenditoriali delle due famiglie più ricche del cile

[12] Polizia Di Investigazione, la si pensi come un FBI alla cilena

[13] In cile è relativamente eccezionale il fatto che la polizia faccia ingresso nei recinti universitari

Posted in General | Comments Off on Sullo sciopero generale del 23/24 agosto

Resumen sexta semana de preparacion de juicio en el “caso bombas” ( 6 a 12 de junio)

Copiando y pegando, enviado por “Anonimxs solidarixs”

Resumen Sexta Semana de Preparación de Juicio en el “Caso Bombas” (6 A 12 DE JUNIO)

La intensión de este escrito es colectivizar lo sucedido en los intestinos del proceso judicial, con sus plazos, normas y discusiones. Aportar a resolver dudas, inquietudes, discusiones y etc. No somos ni pretendemos ser expertos jurídicos, pero trataremos de explicar algunos conceptos para comprender el coliseo legal en que el proceso se ve envuelto y por supuesto las artimañas y las formas en que la nueva inquisición se desarrolla. Querámoslo o no el terreno en que se desarrolla esto es el de las leyes.

Resumenes de preparacion de juicio ( primera, segunda, tercera, cuarta, quinta semana)

*Acusación completa del “caso bombas”

*Análisis de Eric Marin del “Caso Bombas”

Semana del 6 al 12 de Junio

Las audiencias siguen su constante ritmo, entre kilos y kilos de carpetas, papeles, e inumerables pretextos de la fiscalía para tratar de mantener las pruebas, los testigos y los peritos que ellos solicitaron. No dan tregua y en cada alegato continúan sus incoherencias.

Testigos y peritos comienzan a ser eliminados. La fiscalía asume que algunas fotos de seguimiento no coinciden con los sujetos que supuestamente están siguiendo, es así como algunas fotografías de Candelaria, son eliminadas ya que realmente corresponden a otra mujer.

 

Rechazo del sobreseimiento a Cristian Cancino: ¡Vuelve al proceso!

Recordemos que Cristian fue detenido en mayo del 2009 en los allanamientos a la casa okupa “la idea” posterior a la muerte de Mauricio morales. A Cristian se le cargo 475 gramos de pólvora la cual finalmente reconoció para poder salir de la prisión mediante un procedimiento abreviado y quedar firmando por ley de control de armas.

En Agosto del 2010 cuando la razia represiva se dejo caer, el poder decidió volver a involucrar a Cristian en la “operación salamandra” por el mismo hecho, ahora como “proveedor” de pólvora de la supuesta asociación illicta. La legislación burguesa en si misma niega procesar dos veces por un mismo hecho, pero a la razón del terrorismo de Estado supera su propias leyes y lógicas.

En los primeros días de la preparación de juicio (http://libertadalos14a.blogspot.com/2011/05/primeras-semanas-en-preparacion-de.html ), el Juez Aviles sobresede a Cristian por el simple motivo que el único hecho que lo vincula es un hecho ya juzgado y condenado. Pero el 7 de junio de 2011 la fiscalía decidió apelar dicha decisión y de esta forma la corte de apelaciones acepto rechazar el sobreseimiento de Cristan por lo que volverá a incluirse y someterse al proceso judicial.

Aun así la sentencia de la Corte de apelaciones incluyo decir que no podrá ser ni procesado, formalizado, ni acusado por la anterior tenencia de pólvora, también se decidió que el juez que hasta entonces lleva la preparación de juicio en el caso bombas no podría continuar, “inhabilitándose” respecto a las decisiones de pruebas o cosas con Cristian.

Finalmente Cristian de forma inédita recibirá una preparación de juicio separada del resto aun cuando esta acusado bajo un mismo delito de Asociación Ilícita Terrorista. El 4 de Julio comenzara su audiencia de preparación de juicio oral, esta vez por un juez distinto.

Ante este escenario la fiscalía saca las garras para inhabilitar al juez

Ante este avance de la fiscalia al volver a incluir a Cristian al caso, los persecutores buscan todos los resquicios legales tratando de anular todas las audiencias durante estas 6 semanas y de esta forma realizar una nueva preparación de juicio oral con otro juez que les convenga y acepte todos sus delirios e imperfecciones en una burda acusación.

El juez quien esta llevando la preparación de juicio, aunque ha aceptado y permitido varios vicios en el procedimiento, no ha quedado indiferente ante las aberraciones de la fiscalía y ha tratado de poner limites a la descarada avalancha de desenfrenos legales. Ante esta situación los persecutores han intentado por todos los medios cuestionar al juez, han levantado sumarios internos en su contra ( ya que habría hecho alusión a los pesimos argumentos de la fiscalía http://www.latercera.com/noticia/nacional/2011/06/680-371149-9-corte-de-apelaciones-abre-sumario-contra-juez-aviles-por-dichos-en-caso-bombas.shtml, ) como también levantando supuestos vínculos entre el juez y algunos imputados ( que habrían estudiado en el mismo colegio). http://diario.latercera.com/2011/05/17/01/contenido/pais/31-69331-9-caso-bombas-corte-deja-pendiente-queja-contra-juez-aviles.shtml

En lo concreto, los persecutores buscan amenazar a todos quienes dentro de la misma esfera del poder judicial no aceptan sus burdas acusaciones y grotescos vicios legales, de esta forma en las ultimas audiencias de forma constante y sistemática la fiscalía ha puesto e impuesto herramientas para inhabilitar al juez y así comenzar todo de nuevo.

Reconocemos en el poder judicial el ejercicio de subyugar a distintos oprimidos que transgreden las leyes, que sujetos decidan en un par de horas sobre la vida de otros y mantener el orden establecido como a su vez colmar las prisiones. Aun así, entendiendo el rol que el juez tiene dentro de esta sociedad, no podemos disimular las continuas zancadillas dentro del ámbito jurídico contra quienes cuestionan la hegemonía de la fiscalia como portadores de la verdad en este caso.

 

Lo que nos perderemos…Algunos testigos y peritos

Por no cumplir las normas claras de un informe o un perito, por describir a otros sujetos distinto de los acusados o simplemente, como también por incluir hechos distintos a los de la acusación ( otros bombazos no formalizados) se eliminan a distintos peritajes y sus autores.

Dentro de los “destacados” se encuentra el N°31.- Erik Marin Cuevas, quien realizo el “análisis pericial caso bombas” que ha sido difundido por algunas paginas de contrainformacion (http://hommodolars.org/web/spip.php?article4047 ), nos perderemos sus disertaciones, especulaciones y fantasías de redes sociales durante el juicio ( donde también incluía a algunos abogados del caso), pero para quienes les interesa la carrera de este “psicólogo-policía” pueden visitar su blog: http://observatoriodelanarquismo.wordpress.com.

También se resta como perito el N°217 Carlos Aqueveque Bastidas, miembro de la DIPOLCAR quien realizo un análisis del discurso de las distintas revindicaciones que acusan a los compañeros, vinculándolos torpemente con A. Bonanno, de esta forma se calca tal cual el modelo represivo y la armatoste jurídica italiana, la situación es tan burda que no solo copian el modelo de Marini sino también incluso el eterno culpable y sindicado como personificación del mal: Alfredo Bonanno. En lo que respecta a este ultimo perito, queda eso si como testigo.

En cuanto exclusivamente a los testigos, se han sacado varios debido a que son mencionados aun cuando no consta siquiera su declaración dentro de los tomos. Entre ellos, vale la pena destacar la ausencia al testigo N°118 Bernardo Olivares Gonzales, Mayor de Gendarmeria que hablaría/especualria/inventaria sobre la relación entre los imputados durante su permanencia al interior de la prisión. Destacar que aun cuando todos los compañeros no se conocieran entre si y cuando muchos de ellos mantienen ideas políticas de distintas tendencias,or lo que a pesar de las gigantes diferencias fueron forzados a compartir una realidad común de represión y de lucha dentro de las prisiones, por lo que quien une a todxs lxs compañerxs en un mismo e idéntico escenario es y ha sido: la represión.

¡FIN AL CASO BOMBAS Y SUS DELIRIOS!

¡ACA EL UNICO TERRORISMO ES EL TERRORISMO DE ESTADO!

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$hile – La solidaridad como arma de Lucha

por Red de Apoyo Marcelo Villarroel

Jueves 16 de junio de 2011

En el transcurso de esta semana, el viernes 17, se realizará una nueva audiencia en el marco de la extensa y magra investigación en torno al “Caso Security”. Hecho profusamente difundido, dónde, además resulto muerto el policía uniformado Luis Moyano, hecho ocurrido el 18 de octubre de 2007. Hace ya 3 años y 8 meses. Este proceso, plagado de irregularidades en que se mezclan realidades alteradas, presunciones inducidas y venganza policial, hoy mantienen en prisión a Marcelo Villarroel, Freddy Fuentevilla y Juan Aliste, compañeros anticapitalistas activos, que en diferentes momentos de sus vidas han tenido ke convivir con el encierro, la persecución y la muerte resultado de una opción de lucha irrenunciable por la liberación total.

Hoy Marcelo, Freddy y Juan se enfrentan a la gigantesca makinaria jurídica-policial periodística que los indica como responsables directos de los hechos ke se les imputan y además se enfrentan a la decisión de Estado de ser condenados; independiente de las pruebas concretas y sustantivas que no existen pero que han venido siendo fabricadas por la policía y la Fiscalía para hacer de esta decisión un hecho que signifique el encierro prolongado de estos compañeros que han enfrentado, dignos y sin miedo, durísimas condiciones de reclusión en Argentina y Chile por ser declarados enemigos del Estado, el poder y el capital.

Es por ello que hoy hacemos un llamado a retomar con fuerza y convicción, con voluntad y decisión espacios de enkuentro y solidaridad, en todos los ámbitos, que nos permitan hacer de esta batalla kolectiva, un instante prologando de reunión de todos y todas los que aman la libertad y están dispuesto a pelear por ella.

A quienes viajan por el mundo luchando contra el encierro.
A quienes están cerca, inmovilizados por el miedo,
A lxs que crean, a lxs que activan,
A los que luchan por una nueva vida
A recomponer las redes de complicidad en la diaria lucha por la liberación total

¡PRESXS A LA KALLE!
¡MIENTRAS EXISTA MISERIA HABRÁ REBELIÓN!

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San Francisco – Azione contro il consolato cileno

* waronsociety

# cenere

In solidarietà con i nostri compagni in Cile, in particolare Tortuga e gli accusati del cosiddetto “caso bombas”, abbiamo attaccato l’edificio che ospita il consolato cileno a San Francisco. Le serrature di alcuni ingressi sono state incollate ed alcune vetrine incrinate permanentemente. Nessun danno può pareggiare il dolore inflitto ai nostri compagni anarchici che stanno lottando in Cile: momenti, corpi e libertà rubati. Ma abbiamo voluto esprimere la nostra totale solidarietà con la loro lotta. La nostra solidarietà è significativa quando vediamo i loro tentativi riflessi nelle nostre azioni. La lotta contro la società galera e il capitale è globale.

PRIGIONIERI PER LE STRADE

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Notizie sul “Caso Bombas”

dal blog libertadalxs14a

Comunicato dei Diritti Umani critica Hinzpeter per stigmatizzare gli imputati

“Con una dura critica alla attuazione del ministro degli interni Hinzpeter, e a quella di vari mezzi di comunicazione che non garantirono la presunzione d’innoncenza, l’Observatorio Ciudadano ha consegnato ieri un report sulle condizione nelle quali furono prigionieri per più di otto mesi gli imputati del caso bombas.” (The Clinic)


Report conclude affermando che i prigionieri del Caso bombas sono prigionieri politici
“Un report realizzato dall’Observatorio Ciudadano sulla situazione dei detenuti per il chiamato “Caso Bombas”, è stato reso pubblico oggi, e tra le sue conclusioni si indica che questi prigionieri sono “prigionieri politici” e che c’è stata violazione dei loro diritti umani.” (La Tercera)

Observatorio Ciudadano: gli imputati sono prigionieri politici
“Il documento, che sarà inviato alla OEA, segnala che non si è rispettata la presunzione d’innocenza, insiema con l’essere condannati pubblicamente dai mezzi di comunicazione e dal Governo, essere obiettivo di persecuzioni e la violazione dei loro diritti grazie alla legge antiterrorista.” (Radio Cooperativa)

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La tele accusa uno degli imputati del “Caso Bombas” di rompere gli arresti domiciliari


tratto dal elciudadano.cl

Teletrece [n.d.t. – canale vicino all’Università Pontificia e agli interessi della destra cattolica] accusó a Vinicio Aguilera, uno degli imputati del “caso bombas”, di trovarsi in Valparaíso per la manifestazione del 21 di maggio [n.d.t. – marcia che si svolge ogni anno in occasione della lettura del discorso annuale del presidente, e delle celebrazioni della Battaglia di Iquique] rompendo di fatto gli arresti domiciliari ai quali si trova. Senza dubbio, la persona nelle immagini non è Aguilera, bensì D. Seisdedos, un giovane assistente sociale che ha visto la sua vita trasformata dalla notte al giorno per questa situazione.

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Rivendicazione delle barricate e dell’attacco alla Polizia fuori l’Università de Chile [Santiago]

[comunicato originale qui]

AFFILANDO I CANINI PER CONFICCARLI NELLE GOLE DEI NOSTRI NEMICI

Martedi 17 maggio, una decina di compagn* circa con i nostri volti coperti, abbiamo deciso di attaccare le forza speciali con un’azione. Alla una del pomeriggio ci siamo presi l’ingresso della facoltà di filosofia dell’università del Cile (che sta in Avenida Grecia), abbiamo alzato barricate e preparato bombe molotov per attaccare la polizia.

Quando sono arrivati gli agenti repressori dello Stato, sono stati ricevuti a bottigliate, bombe di vernice e molotov.

Gli scontri sono durati circa mezz’ora, senza che nessun compagno sia risultato ferito, o peggio catturato dai cani da guardia del potere.

Senza dubbio vale distaccare alcuni fatti successi durante l’azione.
Mentre il ministro dell’Interno Hinzpeter comunicava che le bombe lacrimogene non sarebbero state usate dai Carabineros, proprio queste furono le armi della polizia in quell’istante (usate abbastanza brutalmente vale la pena sottolineare)[1]

Inoltre non si limitarono all’uso di lacrimogeni, guanacos con acqua e gas, bensì un Carabinero, che transitava sul posto, ha sfoderato la sua arma di servizio e minacciato di morte un par di compagni, senza che però la situazione degenerasse.
Nel momento dell’azione poi, è passata una pattuglia della PDI [2] che è stata attaccata dai compagni con molotov, provocando la reazione dei poliziotti che hanno tirato fuori i propri mitragliatori UZI, per poi andarsene. In tutte e due le occasioni la polizia ha cercato di intimidirci con le sue armi, senza dubbio i compagni non hanno retrocesso e hanno continuato l’azione.

La nostra ritirata è da imputare alla fine del nostro materiale per attaccare e non alla brutale azione della polizia.

Quest’azione vogliamo dedicarla ai nostri compagni del “Caso Bomba” i quali fortunatamente hanno abbandonato il carcere e si trovano agli arresti domiciliari, comunque non abbassiamo la guardia e tifiamo per la diffusione di azioni che siano collettive o individuali in solidarietà con loro, visto che il giudizio non termina.

Vogliamo anche solidarizzare con i prigionieri politici di Asuncion [3] che sono in sciopero della fame.
Mandiamo forza anche a Silvia, Costa, Billy y Marco Camenish, che sono in sciopero della fame fino al 28 di questo mese, ai compagni incarcerati in Grecia, ai nostri fratelli verdenero che sono imprigionati come pure ai clandestini e a chi continua attaccando.

Allo stesso modo dichiariamo che quest’azione è in solidarietà con i nostri compagni che si trovano clandestini, Diego Rios e Gabriela Curilem. Quelli che non desiderano consegnarsi all'(in)giustizia dello Stato, e conoscendo costi fisici e emozionali si sono dati alla fuga, silenziare la loro latitanza sarebbe un atto di codardia, slealtà, oltre che un passo indietro rispetto alla posizione nella guerra sociale.

Rispetto al tema di Hidroaysen [4], annunciamo il nostro pieno rifiuto, che estendiamo a tutte le organizzazioni riformiste, che pretendono di difendere la terra, quando non sono nient’altro che regolatrici della sua distruzione.

La nostra azione si sviluppa anche all’interno dell’anniversario della sfortunata morte del nostro fratello Mauricio Morales, prodotto della sfortunata esplosione del suo artefatto esplosivo. A due anni dalla tua morte, non sei dimenticato, chi ha il fuoco nella testa e nel cuore, il pugnale in mano non idealizza la tua morte come eroica, o martirio, solo sei stato un fratello in più, e per questo uno uguale a noi, che intraprese la offensiva.

Morte al piattaformismo!
Che la montatura “caso bombas”, cada sotto il suo proprio peso!
Liberta a tutti i prigionieri politici del mondo!
Fuoco alla società carceraria!
Mauri guerriero, mai martire, presente in ogni azione insurrezionale!
Per la completa distruzione della civilizzazione e la liberazione animale e della terra!

Anonomi in guerra contro la società carceraria

[1] In seguito alle manifestazioni massive verificatesi nella capitale del Cile, contro il progetto ecocida di Enel (megadighe in Patagonia, in proposito la nota [4]) violentemente represse, alcuni giornali internazionali che seguivano il caso hanno denunciato l’uso dei gas lacrimogeni da parte dei Carabineros cileni. Secondo vecchie indagini e precedenti dossier è ampiamente dimostrata la nocività dei gas usati dal governo cileno, ma mai il caso aveva superato i confini nazionali costringendo il ministro dell’interno di turno a pronunciarsi in merito. Hinzpeter, dopo l’esplosione mediatica del caso ha promesso che le forze speciali (agenti antisommossa) non avrebbero usato i gas fino alla pubblicazione di apposite investigazioni scientifiche che ne chiarissero definitivamente gli effetti nocivi. Proprio nello stesso momento gli sbirri ne facevano largo uso come descritto nel comunicato.

[2] Policia de Investigacion

[3] http://14presospoliticos.blogspot.com/

[4] http://culmine.noblogs.org/post/2011/05/16/cile-proteste-contro-il-progetto-ecocida-dellenel-endesa/

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L’obiettivo

[Intervista a Radio U.Chile]

Domanda sulle accuse di montatura circa il “Caso Bombas” e le migliaia di prove false presentate dall’accusa

– “È uguale che le prove fossero false (…) Se ci sono deficenze nell’investigazione, la Fiscalia dovrà applicarsi e presto avremo sentenze. Quello che è certo è che si è smesso di mettere bombe, quindi dal punto di vista dell’ordine pubblico si è compiuto l’obiettivo. Adesso, se le prove sono sufficienti o no per incolpare le persone, è qualcosa che riguarda il Pubblico Ministero e il Potere Giuridico”

Cristian Monckberg
deputato di Renovacion Nacional
per i comuni di Las Condes, Vitacura, Lo Barnechea

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Riassunto delle prime settimane di preparazione per il giudizio orale del “Caso Bombas”.

da Culmine.noblogs.org

 

(del 2 al 14 mayo 2011)

* Anónimxs Solidarixs

Arresto domiciliar, sobreseimiento, rechazo de evidencia, causas paralelas y destrucción de pruebas.

Mucho se ha dicho en los medios de desinformación masiva sobre lo que sucede en el proceso del “caso bombas“, se han llenado tal cantidad de páginas, se ha desperdiciado tal cantidad de tinta durante estos 9 meses ocultando, tergiversando y sobreexponiendo elementos leguleyos-policiales donde se evidencia lo único real: este es un juicio y un proceso político que busca castigar a quienes cuestionan el orden imperante.

El rol de la prensa ha sido claro antes de Agosto del 2010, durante el momento en que se desato la cacería y por supuesto después al colaborar en el castigo judicial y público hacia los compas y su entorno.

La intensión de este escrito es colectivizar lo sucedido en los intestinos del proceso judicial, con sus plazos, normas y discusiones. Aportar a resolver dudas, inquietudes, discusiones y etc. No somos ni pretendemos ser expertos jurídicos, pero trataremos de explicar algunos conceptos para comprender el coliseo legal en que el proceso se ve envuelto y por supuesto las artimañas y las formas en que la nueva inquisición se desarrolla. Querámoslo o no el terreno en que se desarrolla esto es el de las leyes.

Para entender distintas cosas puede ser de gran ayuda la acusación presentada por la fiscalía sur (se puede descargar en: http://www.mediafire.com/?0sactavc5zo8dyf ; http://www.hommodolars.org/web/IMG/doc/acusacion_caso_bombas.doc )

En términos estrictamente legales, la preparación del juicio oral es el momento donde se analiza la pertinencia de los elementos que llegaran al juicio oral, vale decir las evidencias, testigos, peritos que presento tanto la fiscalía y los querellantes como los que presentara la defensa.

Quien define la continuidad de evidencias, testigos y peritos es el juez de garantía del 8 tribunal: Luis Avilés. Esta etapa no tiene un limite de tiempo pero por la extensa acusación y la enorme cantidad de pruebas, testigos y peritos es probable que dure bastante tiempo, aun cuando se ha fijado un intenso horario para las audiencias (de lunes a sábado, de 9:00 a 16:00hrs aprox).

Se ha elegido la “sala emblemática” por la cantidad de fiscales, querellantes, abogados defensores, imputados y por supuesto para que la prensa tenga una visión privilegiada con palco especialmente diseñado para su presencia.

Una vez terminada esta etapa se desarrollara el juicio oral donde el T.O.P (Tribunal Oral en lo Penal) compuesto por tres jueces distintos a los de garantía, decidirán la sentencia del caso y el futuro de l@s compañer@s.

Del 2 al 7 de mayo.

El 2 de Mayo se inician las audiencias, durante los primeros días Andrea Urzúa, Mónica Caballero, Omar Hermosilla, Felipe Guerra y Francisco Solar seguían en prisión preventiva. El resto de compañer@s acudió desde sus medidas cautelares (arrestos domiciliares o firma quincenal): Candelaria, Cristian, Diego, Pablo, Vinicio, Rodolfo, Camilo y Carlos (recordar que Iván quedo bajo un procedimiento simplificado solo por porte ilegal de armas por la venta del revolver al compañero Mauricio Morales.). Por su parte el delirante colaborador -Gustavo Fuentes Aliaga- (Cumpliendo condena por el homicidio frustrado de su pareja) solicito no ir más a las audiencias.

Durante esta semana, de forma paulatina se fue revocando la prisión preventiva para el resto de l@s compas en prisión, quedando tod@s con arresto domiciliario total. Decisión que fue confirmada por la corte de apelaciones con una votación unánime 3 – 0 (excepcionalidad escrita en la constitución para delitos de carácter terrorista).

El arresto domiciliar se traduce en la prohibición de salir de sus casas y la posibilidad de acudir voluntariamente a las audiencias en los horarios fijados, la policía de la comisaria más cercana tiene la labor de ir a verificar a cualquier hora y cuantas veces quieran durante el día la permanencia del/la compa en su domicilio.

Se comienzan a estudiar las 6.740 evidencias, eliminándose muchas de estas simplemente por repetición. La fiscalía presenta una “queja formal” contra el Juez ya que este critico duramente el desorden de las evidencias en la acusación, la utilización de sentencias anteriores y los ambiguos argumentos para justificarlas.

Es en este contexto de eliminar condenas anteriores como pruebas y de no condenar dos veces por un mismo delito, que se acepta el sobreseimiento parcial de Cristian Cancino, toda vez que la principal prueba contra él para vincularlo con la fantasmagórica asociación, es una sentencia anterior por tenencia de pólvora. ( En mayo del 2009 como respuesta a la muerte del compa Mauricio Morales, la policía allana la casa okupa “La Idea” montando pólvora negra y deteniendo a Cristian, que tras permanecer varios meses en prisión mediante un juicio abreviado queda simplemente firmando). Cristian es sobreseído temporalmente de la causa.

Bajo el mismo argumento se ha eliminado la mayor parte de las evidencias de Andrea Urzúa respecto al inexistente traslado de TNT a Argentina e ingreso a la prisión de Neuquen, donde se encontraban secuestrados Marcelo Villarroel y Freddy Fuentevilla. Vale la pena recordar que Andrea quedo sobreseída en Argentina por aquella causa, pero los delirios de la represión criolla hacen reflotar cualquier supuesto para configurar sus fantasías.

Del 9 al 14 de Mayo.

Se siguen desechando las evidencias, en especial aquellas vinculadas con otras detonaciones. Recordar que se acusa de 29 colocaciones aun cuando para aumentar la espectacularidad de la acusación se incluyo todo lo que se pudo, el objetivo era sembrar el terror con la cuantiosa cantidad de pruebas, peritos, testigos y por supuesto de penas que se solicitan. La razón de Estado y la venganza contra quienes cuestionan el poder no admite lógica alguna, tanto así que se incluían evidencias de explosiones ocurridas aun cuando estaban todos en prisión. Hasta la fecha se han desechado aproximadamente 3.500 evidencias.

Se declara abandonada la querella del banco BBVA por no presentarse a la preparación de juicio oral. Sigue el ministerio del interior, el hotel Marriot, la iglesia de la Inmaculada Concepción, el Consejo de Defensa del Estado y el Ministerio Publico –fiscalía-.

Se denuncia y da a conocer la existencia de causas paralelas a la “causa bombas”, rol n 1001087230-3 la intención explícitamente era entorpecer a la defensa, de esta forma se crearon investigaciones con causas (Roles) paralelas por “lavado de dinero” y “financiamiento del terrorismo” con otros investigados, entre ellos las parejas, madres y familiares, para que así la fiscalía pudiese actuar aún más en secreto en lo que respecta a diligencias ocurridas con anterioridad hasta la fecha 28 octubre 2010.

Los tentáculos del poder y de la continua investigación policial hacen que todo sujeto sea sospechoso, que todos tengan que ser vigilados, sus conductas, sus palabras, sus dichos, sus pensamientos, sus movimientos. Las cientos de interceptaciones telefónicas, las innumerables fotografías, los masivos seguimientos, las indefinidas interceptaciones a los emails son pruebas de eso.

La defensa solicita algunas pruebas incautadas por la policía para realizar pericias, pero a la hora de ir a retirarlas a la fiscalía estas sencillamente no existen, han desaparecido o han sido destruidas. Ante la incertidumbre e irregularidad por la destrucción material de pruebas se solicita que la fiscalía de cuenta de la existencia física de las evidencias que presenta en la acusación. Este tema es complejo en lo que respecta a la perdida de ropas con supuestas trazas de explosivos.

A fines de esta semana se realizo una audiencia “Inédita” como la califico la prensa, donde se llevaron físicamente las evidencias solicitadas por la defensa, para corroborar su existencia material y una adecuada identificación.

Sesenta y ocho cajas forman el primer lote de evidencias que se muestran, aun sin discutirlas individualmente, sino solo comprobar su existencia que seguirá los primeros días de la siguiente semana.

Sobreseimiento de compas prófug@s.

Meses antes, en marzo la fiscalía sur decidió cerrar temporalmente la causa en contra del prófugo Diego Rios, decretando un sobreimiento temporal, el objetivo es evitar que la causa prescriba en su ausencia. Esta jugada busca mantener la orden de detención del compa, si es que llega a ser capturado por la policía la causa será reactivada en el acto. Misma situación corre la compañera Gabriela Curilem.

Info de la prensa, aquí.

El juicio político continua.

Aun cuando ningun@ de l@s compañer@s se encuentran en prisión y la mayoría esta en arresto domiciliario total, el desarrollo del caso continúa al igual que las amenazas de años de presidio ante una eventual sentencia.

Recordemos que este proceso no es solo hacia l@s sujet@s puntuales contra quienes la represión decidió dejarse caer o su entorno inmediato, es contra formas de vida e ideas de liberación que el poder no tolera y desea exterminar por todos los medios, no por su ilusoria participación en algún hecho.

¡Fin a la ley antiterrorista!

¡Por el total derrumbe del “Caso Bombas”!

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CON NUESTROS PIES EN LAS CALLES

” Tras negarnos el cambio de medida cautelar mediante el tribunal, la corte de apelaciones decide 3-0 revocarnos la prisión preventiva para nosotros dos: los últimos imputados en prisión.

Con esto concluye solo una etapa donde logramos revertir el gigante obstáculo de la “unanimidad” de los votos, medida particularmente excepcional para revocar la prisión, creada por Jaime Guzmán, arquitecto de la constitución teñida de honores militares y sangre. Esta unanimidad fue un punto a denunciar mediante la huelga de hambre y un impedimento que hemos logrado superar en cada batalla que se transformaba cada audiencia e inminente apelación.

Hoy la mayoría de lxs compañerxs detenidos en Agosto nos encontramos con arresto domiciliario total, transformando las casas en improvisados y simbólicos centros de retención. No hablamos de libertad , bajo la salvaje represión y un estado policial fortalecido hasta sus propios limites no existe la libertad. Los aparatosos delirios que forjaron esta acusación se encuentran intactos y los persecutores de siempre – la nueva policía política (BIPE y DIPOLCAR)- continúan.

Salir de la prisión y de nuestra condición de rehenes y secuestrados no es un hecho menor, es un cambio radical en el cotideano pero no perdemos el norte.

En lo que respecta al “caso bombas”, el proceso sigue su curso como también la guillotina jurídica que continua balanceándose sobre nuestras cabezas, la nefasta ley antiterrorista y sus potestades sigue siendo la principal herramienta de nuestros acechadores junto con los incontables vicios procesales.

El Caso sigue, al igual que nuestro rechazo a sus inventos. No nos descuidamos ni relajamos hasta que las 600 hojas de la acusación se vuelvan lo que siempre han sido: absurdas e inconexas palabras.

A pesar de ser los últimos compañeros de la “operación salamandra” en abandonar la prisión, en ningún caso los últimos compas tras las rejas. El llamado es a nunca olvidar a todos los revolucionarios que actualmente siguen secuestrados tras las rejas como tampoco olvidar las rejas y candados, el delirio mismo de que un hombre encadene y encierre a otro hombre.

Un fuerte abrazo para todos los prisioneros combatientes.

Saludos a todos los compañeros que han estado con nosotros en esta etapa, a los conocidos, a los desconocidos y a los por conocer.

!!NADA HA ACABADO, TODO SIGUE!!

*Últimos imputados del “caso bombas” en dejar la cárcel*

-Felipe guerra

-Francisco Solar

Mayo 2011″

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