Segue traduzione di un resoconto collettivo estratto da hommodolars (al link trovate i video), con alcuni fatti significativi occorsi durante lo sciopero generale convocato dal sindacato in Cile. Non per giornalismo dilettantistico, o cronaca militante, ma perché utili. Almeno a farsi un’Idea.
Decadenza della CUT[1] sorpassata dalla furia Proletaria
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Sábato 27 agosto 2011
Forte protesta nella 1ª giornata dello sciopero generale, $hile
Forte protesta nella 1ª giornata dello sciopero generale, $hile
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L’assassinio per mano dello Stato
[non tradotti, seguono i comunicati, ndt]
Oltre la CUT e senza di lei: l’odio alla società del Capitale (resoconto della protesta notturna tra spari, blindati e unità di classe)
(Video) Pobladores e Canal 3 della “Victoria” sono oggetto di attacco da parte dei Carabineros
Video: per quelli che ancora difendono gli sbirri, non credono che sono nostri nemici e impediscono il loro attacco
Quel che rimane quando si spegne il fuoco…
La decadenza della CUT e riflessioni provvisorie
Sulla lotta di strada
Riflessioni sulla violenza nelle recenti giornate
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Forte protesta nella 1ª giornata dello sciopero generale, $hile
Estratto da Liberacion Total
Preparando lo sciopero, preparando la repressione
Il 23 di Agosto, quando mancava un giorno allo sciopero generale, le forze repressive perquisivano varie case occupate, apparentemente in procedimenti isolati e senza lasciare in chiaro un’intenzione precisa oltre a quelle filtrate dai portavoce del potere, i giornali. A Santiago, un’occupazione ‘artistica’ nel quartiere Republica [quartiere universitario, ndt] chiamata ‘Caja Fuerte’ (cassa forte, ndt) è stata completamente sgomberata. Intanto a Valparaiso è stata perquisita l’occupazione TIAO (T.aller I.ndipendente di A.rti e O.ffici) dicendo di cercare ‘materiale sovversivo’, tanto esplosivo quanto per gli scontri in strada. In tutti e due i casi non si è trovato nulla, però si è cercato di colpire una situazione di persone, con il fine di preparare la repressione per il giorno dopo.
Da vari giorni i potenti avevano messo in bocca ai giornalisti la possibilità di invocare la Legge di Sicurezza Interna dello Stato. Legislazione speciale che oltre aumentare drasticamente le pene a chiunque, include pure un livello repressivo proprio dei momenti dittatoriali, così tanto da dare la possibilità ai militari di uscire in strada e garantire l’ordine pubblico, oltre sospendere alcuni “diritti borghesi”. Dopo un ampio e continuato ‘dibattito’ pubblico, che non era altro che una minaccia diretta a chi si sommava alle giornate di protesta, alla fine si è deciso non invocare la sopradetta legge.
Prime ore: il freddo dell’alba combattuto con il calore delle barricate.
Già la mattina del 24 agosto si sono prodotti forti incidenti nella poblacion La Pincoya (settore nord di Santiago), lasciando un poliziotto ferito con un proiettile nella mano. Questo è successo nel momento in cui centinaia di manifestanti cercavano di attaccare il 54° Commissariato con pietre, molotov e armi da fuoco. Nello stesso municipio (La Pincoya, ndt) è stata saccheggiato un Servipag (uffici per pagare le bollette come luce, acqua etc) fino a che i manifestanti sono stati respinti dai Carabineros con spari, da cui una giovane di 18 anni è rimasta ferita alla schiena da un proiettile, che le ha attraversato solo la pelle senza danneggiare nessun organo.
Ore dopo, mentre già spuntava il mattino, dalle 6 a.m. si sono verificate molteplici e coordinate barricate nelle principali arterie della città. Le forme di interrompere la strada sono state molteplici e diverse, da picchetti e sporadiche manifestazioni con striscioni e bandiere, fino alle contundenti barricate incendiare con pneumatici e miguelitos (chiodi a tre punte per forare le ruote dei veicoli in transito). Le centinaia di blocchi stradali sono stati costanti e hanno interrotto diverse strade; quando venivano dispersi in poco tempo si ricostituivano.
Sabotando il trasposto di merce umana
Distinte azioni si sono date per sabotare il flusso degli sfruttati. Gl’autobus del Transantiago (contestata impresa che ha unificato il sistema di trasporti metropolitano, ndt) sono stati obiettivo prediletto dalle individualità e dai gruppi. Attacchi ai bus all’uscita dai parcheggi, sassaiole sui vetri, miguelitos o blocchi per impedire la loro circolazione. Un gruppo di soggetti armati sono saliti su un autobus per far scendere il conduttore,gli hanno tolto le chiavi e hanno disposto l’autobus a mo di barricata. In un altro municipio, tra Macul e Grecia (storico incrocio nei pressi dell’Università del Cile, teatro di numerosi scontri con gli sbirri, ndt), incappucciati si sono impossessati di un bus, facendo scendere il conduttore e lasciandolo in mezzo all’incrocio. Alla fine è stato tolto con l’aiuto di una gru nel mezzo di un ampio dispiegamento di forze.
Comincia il giorno, comincia la protesta
Tra Santa Rosa e Americo Vespucio (due strade del centro, ndt) diversi sfruttati si aggruppavano producendo incidenti e scontri. Nella Piazza di Puente Alto (quartiere periferico, ndt) e nei paraggi, persone manifestavano rumorosamente con slogan e cartelli in strada. È questa la manifestazione dove la polizia reprime con gas lacrimogeni (tipologia CS, ndt) e idranti, nonché con cani addestrati che hanno attaccato le persone [guarda il video]
Fuori dalle università e dagli istituti superiori si verificavano incidenti che si prolungavano per ore tanto costruendo barricate, quanto scontrandosi contro le forze repressive con bombe di vernice e molotov, senza tregua nei distinti fuochi del conflitto.
U. de Chile facoltà di agronomia: barricate e scontri presso avenida Santa Rosa, la Pintana.
U. de Chile facoltà di medicina: enorme barricata nelle 5 corsie di avenida Indepencencia dove incappucciati si sono scontrati con gli sbirri.
Universidad Arcis sede Libertad: scontri con la polizia e barricate dove si è utilizzata un auto abbandonata da mesi nel quartiere, mettendola nel mezzo dell’incrocio e incendiandola.
USACH: scontri con barricate, pietre e molotov.
UTEM, Parque Almagro e UTEM, calle Vidaurren: barricate e scontri con pietre e oggetti contundenti, come degli estintori, contro la polizia.
U. de Chile y UMCE (ex pedagogico) Macul con Grecia, Ñuñoa: barricate in calle Macul fuori dalla UMCE e scontri con molotov in calle Grecia
UTEM di calle Salvador:barricate interrompendo avenida Providencia
U. de Chile facoltà di Diritto: grandi barricate in uno dei punti più importanti di Santiago, Piazza Italia
U. de Chile sede dell’Alameda e dell’Instituto Nacional: barricate e scontri con gran quantità di bombe di vernice contro i mezzi della polizia
U. de Chile facoltà di architettura: barricate e forti scontri dove incappucciati hanno scatenato una sassaiola contro polizia e giornalisti. A Valparaiso, durante gli scontri, un incappucciato è salito sopra il camion-idrante, dove ha piegato la lancia che spara l’acqua, lasciandolo completamente inutilizzabile. [vedi il video]
Il potere parla: nessuno gli crede, nessuno lo ascolta
Durante tutto il giorno, diversi portavoce dei potenti, del governo e dei ricchi dicevano e spiegavano per l’ennesima volta che questo sarebbe stato un giorno normale, che la chiamata alla protesta non aveva avuto nessun eco, che gli incidente erano stati ‘isolati’ e che la città funzionava con normalità.
Le barricate, gli scontri, le persone in strada e l’assordante rumore delle pentole[2] hanno lasciato in ridicolo le affermazioni circa la ‘normalità’ date dal Potere. Le imprese e il governo hanno deciso di anticipare l’orario di rientro dal lavoro e il sottosegretario Ubilla ha tessuto le lodi della ‘maggioranza silenziosa’ che è andata a lavorare e a fare la sua vita normalmente.
Imponendo la normalità con la forza che ogni minuto si vedeva distrutta da distinti gesti di scontento, i potenti cercavano di elogiare il silenzio, la codardia e l’indifferenza come caratteristiche di chi è complice di questo sistema di dominazione
Finisce la giornata, continua il malcontento
Intorno alle 20:00, in diversi punti della città, nei quartieri e nelle poblaciones le persone escono in strada colpendo le pentole e gridando slogan.
Sono molti gli incroci, le piazze dove questa pratica si fa comune nei giorni di protesta contro il governo, e spesso finiscono con l’intervento della repressione per disperdere i manifestanti. Nonostante questo da ogni parte, dagli edifici e dalle case, dalle strade rimbomba il rumore delle cacerolas.
Il rumore delle pentole lascia il posto alle barricate che si estendono e si generalizzano in gran parte delle strade della città, rendendo impossibile alla polizia spegnerle.
In piazza Brazil è stata saccheggiato un benzinaio “Shell” e ha subito un tentativo di incendio da parte di circa 200 manifestanti, la polizia è stata affrontata a colpi di arma da fuoco, nello stesso quartiere è stata incendiata una cabina della Seguridad Ciudadana[3], e una sede della Banca di Stato nella stessa strada. Ore dopo nel vicino Barrio Yungay è stata attaccata la sede del Collegio dei Professori[4] con pietre e fuoco, nonostante il fuoco non sia riuscito a distruggere l’edificio, la distruzione di una gran quantità di finestre e telecamere di sicurezza lasciano numerosi danni: questa è stata una chiara espressione per dire che le proteste non rispondono a nessun partitismo, attaccando le organizzazioni del Potere che cercano di indirizzare il malcontento. In calle Toesca, in un’azione rapida è stata attaccato il 2ª Commissariato, dove alcuni incappucciati hanno tirato molotov contro lo schifoso edificio.
In santiago centro pure è stata attaccata una ruspa in un cantiere in calle San Ignacio, nei pressi del parco Almagro, causando perdite milionarie.
In molte poblaciones intorno a Santiago si sono accese grandi barricate e ci sono stati scontri con i carabineros, bruciando pure varie macchine che si aggiungevano alle barricate. Imprese, uffici statali e supermercati sono stati saccheggiati. Nel comune di San Bernardo incappucciati hanno acceso barricate e attaccato il 14ª Comissariato. Nello stesso comune sono stati saccheggiati 3 supermercati.
In altre zone, nelle poblaciones storiche e combattive[5], le barricate e gli scontri con le molotov contro i carabinieri si sono disincatenati mentre con cadenazos [6] sono stati sabotati i generatori togliendo l’elettricità in quei settori: La Victoria, Villa Francia, Lo Hermida, La Pincoya, etc.
Proprio in quest’ultima poblacion, l’11 settembre 1998 morì la compagna anarchica Claudia López negli scontri notturni[7]. In questo settore, dove centinaia di manifestanti sono usciti in strada incendiando grandi barricate, è dove è stato ferito il primo bastardo nelle prime ore di luce di questa oscura notte. L’agente era assegnato al 54ª Comissariato ed è risultato ferito con un proiettile nel muscolo, alcuni minuti dopo, mentre le polizia e la stampa (che si trovava protetta) si mettevano d’accordo su cosa mostrare, un gruppo di incappucciati ha attaccato con armi il commissariato, ferendo un agente di guardia al braccio.
Nella población la Victoria ci sono stati forti incidenti con gli sbirri, dove anche gli agenti sono passati all’attacco ma i pobladores sono usciti a rispondere e a cacciarli dal quartiere. A Villa Francia, nel municipio di Estación Central, incappucciati e centinaia di persone hanno attaccato una stazione COPEC e hanno cercato di saccheggiarla, ma questo è stato impedito dai Carabineros. Inoltre ci sono stati diversi scontri dove la polizia è stata attaccata con armi da fuoco e molotov. Incappucciati hanno lanciato bomb molotov verso la Maestranza San Eugenio, incendiando un vagone del treno in Estación Central.
Il totale di bastardi feriti nella prima parte di questa giornata è stata di 42 sbirri feriti, di questi, 6 feriti con proiettili, gli altri con pietre o finiti con fratture. Il totale è stato di 348 arresti in tutto il Cile, accusati di “disordini semplici e/o gravi”, di “furto in luogo non abitato” e in minore entità per “maltrato a carabineros”.
Anche se a convocare le manifestazione è la multisindacale (CUT) e l’opportunismo politico borghese (alcuni partiti politici), queste sono giornate di protesta e per manifestare il malcontento tra gli oppressi, per incontrarsi in strada. La rivolta è riproducibile e contagiosa! Ancora qualche dubbio?
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Seconda Giornata
Barricate e scontri per tutto il giorno
La nuova giornata di proteste per lo sciopero generale di 48 ore (che in realtà è stato di 3 notti e due giorni) è cominciato la mattina con barricate e blocchi in numerose arterie di Santiago e nuovamente i bus del Transantiago sono stati attaccati; prima dell’alba c’erano già 300 macchine danneggiate, il che – insieme alle barricate -, ha reso piú difficile del giorno precedente lo spostamento degli sfruttati che non hanno scioperato.
Per il secondo giorno di sciopero (giovedi 25) erano convocate 4 manifestazioni alle 10 del mattino, che partivano dai 4 punti cardinali del municipio di Santiago, e che avevano come fine la Piazza de los Heroes in piena Alameda (l’arteria principale del centro di Santiago). Le sopradette manifestazioni si realizzarono all’interno dei parametri cittadinisti e democratici, dove hanno impunemente trovato posto addirittura degli ex-sottoufficiali dei Carabineros, visto che avevano avuto una riunione con la CUT, dove avevano chiesto un trattamento degno, mentre ringraziavano la multi-sindacale per considerarli come lavoratori.
Prima delle 14 sono cominciati gli scontri con le prime barricate e sassaiole e bombe di vernice contro gli agenti che ancora non rompevano le fila e erano messi in ridicolo dai manifestanti[8]. La polizia attraverso i megafoni dava le istruzioni ai cittadini per neutralizzare gli incappucciati, in cambio – come premio – non sarebbero stati colpiti indiscriminatamente e non sarebbero stati necessari i gas (CS, ndt) e l’acqua (dei camion spara-acqua, ndt)
I cittadini-poliziotti, preso coraggio, hanno provato a fermare i compagni che accendevano barricate e distruggevano semafori, segnaletica e telecamere di sicurezza. Questa volta non hanno avuto la stessa fortuna della manifestazione (con pioggia) del 18 agosto[9], e sono stati fronteggiati dagli incappucciati che si sono guadagnati la strada dopo alcune risse con i reazionari al servizio della polizia (che peggio di un servo dei servi del potere?). Ci sono stati feriti da entrambi i lati, però le teste rotte e le fughe per mettere in salvo il culo hanno abbondato nel campo dei cittadini-poliziotti, e alla fine la strada è stata presa per il vero scontro con le forze dell’ordine.
Grandi barricate si sono alzate all’intersezione con la panamericana, dove i pali della segnaletica e pezzi delle fermate autobus hanno impedito l’avanzata dei mezzi di polizia per vari minuti. Grazie alle pietre, ai pali, alle molotov e alle bombe di vernice si è riusciti a far retrocedere i bastardi.
Intanto gl’incappucciati cominciavano a sabotare la proprietà privata e continuavano a costruire barricate lungo l’Alameda. Un locale della multinazionale Claro[10] ha subito un tentativo di saccheggi, lo stesso è successo con una farmacia “Cruz Verde”[11], oltre ad alcune istituzioni educative private.
Mentre continuavano i disordini non mancava chi cercava di frenare l’azione degli incappucciati, ma non ottenevano niente più che qualche schiaffo. Nonostante questo, più di un incappucciato ha cercato di dialogare con i cittadini-poliziotti dilatando la situazione; non bisogna perdere tempo con queste persone! NO AL DIALOGO CON I POMPIERI DELLA RIVOLTA!
Nell’intersezione tra Cumming (e l’Alameda, ndt) incappucciati hanno incendiato una cabina della Sicurezza Cittadina, questo tipo di azione è diventata una costante nelle proteste (vd nota 3, ndt). Nello stesso punto è stata attaccata una chiesa Salesiana, dove sono stati rotti vetri del lato e della facciata con una sassiola, però quello che più ha motivato chi prendeva parte alla lotta di strada è stato l’incendio alla porta i accesso che ha carbonizzato le grandi ante dell’entrata [vedi le foto]
I sabotaggi ai simboli non si fermavano, come gli scontri diretti con la polizia, compresi alcuni agenti della PDI[12] che passavano nel settore hanno cercato di smontare una barricata ma sono stati attaccati senza dargli la possibilità di rispondere: i bastardi sono finiti fuggendo.
In piazza Brazil, una radio pattuglia piena di agenti e senza protezione ai vetri ha cercato di investire alcuni manifestanti, pero all’angolo della piazz hanno subito un’imboscata da parte di alcuni incappucciato che li hanno sorpresi con una sassaiola che ha lasciato un agente con la testa rotta; il veicolo si è quasi schiantato perdendo il controllo mentre cercavano di scappare.
In calle Republica, un McDonald’s è stato attaccato: qui gli incappucciati hanno forzato la porta e una volta entrati hanno distrutto tutto quello che hanno incontrato utilizzando le cose al suo interno per formare le barricate in strada. Questo locale della zona universitaria era già stato attaccato.
Slogan hanno accompagnato tutte le azioni, facendo riferimento alla fine dell’educazione di Pinochet, contro i cittadini-poliziotti, contro i veri poliziotti, oltre quelli dedicati ai compagni caduti in combattimento come Claudia López, Jonny Cariqueo, Matías Catrileo y Mauricio Morales.
Nel settore di Republica (universitario, ndt) sono stati attaccati uffici militari e banche. Senza dubbio il fatto più grave è stato quando alcuni incappucciati hanno forzato le saracinesche metalliche di una banca Santander trovandosi con somma sorpresa un presidio di carabineros all’interno degli uffici, i quali sono usciti sparando verso i manifestanti e arrestando un giovane, sequestrandolo dentro l’interno della succursale bancaria. Gli agenti lanciarono gas lacrimogeni per disperdere la gente, ma gli stessi gas terminavano scatenando la vendetta contro il simbolo del capitale e i suoi difensori. Con grandi pietre e ferri sono stati attaccati gli agenti che si erano nascosti dentro, mentre
Disperati hanno cominciato a lanciare indietro le pietre, fatto che ha alterato ancor di più chi stava protestando, e per vari minuti gli agenti sono stati vittime di un forte attacco; incluso alcuni incappucciati hanno cercato di entrare e riscattare chi era stato sequestrato: è stato in questo frangente quando gli agenti hanno estratto le loro armi da fuoco, scatenando il fuggi fuggi, visto che la gente non voleva essere raggiunta dai loro proiettili. Pero nuovamente si è ripetuta la precedente situazione: sono terminati i proiettili, cosìcchè è ripreso l’attacco contro di loro ancora più convinto di prima che ha lasciato vari stronzi feriti. L’attacco è stato disperso alla fine da un zorrillo (lett. puzzola, carro lancia gas ndt) che li ha salvati.
Gli scontri sono continuati allargandosi nelle vicinanze dell’alameda e alcune università, come la Utem e Usach. In quest’ultima verso le 16 la polizia entrava arrestando alcune persone al suo interno[13].
(Breve capitolo sulle numerose proteste, quantitativamente e qualitativamente significative delle altre città del cile, ndt)
Forti scontri notturni e un giovane viene ammazzato dalla polizia
Dopo il classico cacerolazo in vari punti della capitale, cominciano a registrarsi nuovi disordini con barricate e scontri, incluso bruciando una serie di veicoli in diversi posti. Come prodotto degli scontri ci sono stati 200 manifestanti feriti. Nella zona de La Pincoya, fuori dal 54ª commissariato dei Carabineros, viene bruciato un furgone Hyundai che era stato rubato in un altro quartiere. Nello stesso posto viene ferito alla faccia da un proiettile, un capitano di polizia appena entrato nel mezzo blindato MOWAG (il proiettile è entrato da un finestrino). In mezzo ai disordini un giovane è rimasto ferito e non si sa da dove provenisse il colpo ne la gravità della ferita.
È attaccato con bombe molotovs il 21ª Commissaríato dei Carabineros di Estación Central.
Nel municipio di Macul un adolescente di 16 anni muore dopo essere stato raggiunto da uno sparo mentre si trovava su un soprapasso che unisce Macul con Peñalolen. Manuel Gutiérrez, di 16 anni, era stato a guardare le barricate nel settore di Lo Hermida e tornava a casa insieme a suo fratello di 22 anni che si muoveva sulla sedia a rotelle quando è successa la cosa peggiore della giornata. Attraversando la passerella (ponte pedonale che attraversa una strada a veloce scorrimento, ndt) a ritorno, da una pattuglia dei Carabineros partono tre spari, uno dei quali lo ferisce al petto, mentre suo fratello sulla sedia a rotelle cerca di aiutarlo. Immediatamente vicino del posto lo portano a un ospedale dove il giovane poblador della villa Jaime Eyzaguirre muore.
Suo fratello dichiara di sentirsi colpevole per aver chiesto a Manuel che lo accompagnasse a vedere le barricate, ammesso che lui non sarebbe potuto andare solo con la sedia a rotelle. Aggiunge pure che i Carabineros hanno mentito nel dire che non hanno mai sparato contro suo fratello, e che ci sono testimoni che confermano quel che ha visto. […]
L’assassinato per mano dello stato
Bastardi assassinano un bambino a Santiago, con munizioni di grosso calibro
nota di R.M.M.: Continueremo a parlare di violenza? Eccellente, infatti già non rimangono parole per cercare di legittimare l’azionare della lotto, mentre alcuni si allarmano per i saccheggi, i carabineros assassinano senza indugi, e c’è un’istituzionalità che li protegge.
Che ci difende a noi? L’autodifesa e la organizzazione per resistere. Per l’ennesima volta i Carabineros de Chile hanno riscosso una vittima e sicuramente si giudicherà il bastardo per paura dell’ingiustizia militare, come fu in varie occasioni e come è oggi per l’assassino di Matias Catrileo, che ancora lavora in un commissariato di Coyhayque condannato a firmare mensilmente. Per il potere e gli sbirri questo non è un incidente, i media ci mettono le telecamere perché i cani neghino tutto, il governo incolperà di questo le giornate di lotta, occultando e occultando ancora, seminando odio in questa famiglia che ora è desolata. Senza dubbio il suo stesso fratello sa da dove è venuto il proiettile. Da parte nostra siamo addolorati per il fatto e mandiamo i nostri sinceri abbracci e grida di forza alla famiglia del ragazzo abbattuto dalla repressione dello stato.
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Más allá de la CUT y Sin Ella: el odio a la sociedad del capital
Este relato fue enviado a nuestro mail, reproducimos de manera integra
alguien de por ahi
No era la intención sentirse interpelado por el “llamado a paro” de la socialdemocracia de la CUT. El fracaso de la paralización, sus objetivos inmediatos no eran algo que importase mucho. Recordando a Carlitos, El verdadero resultado de sus luchas no es el éxito inmediato, sino la cada vez más amplia unificación de los obreros.
La unificación suele argumentarse en términos abstractos que se pierden entre tanta teoría. No es un asco a esta, sino el fetiche de la misma. Por ahí dicen que la unidad se da en la práctica. En la noche en este caso, en una avenida junto a otros desconocidos que solo nos une el desprecio por la sociedad misma. Y es que no se trata de que cada cual tenga un discurso coherente y aceptado por otros para explicar el porque hace lo que hace. Es el hacer mismo lo que explica todo.
La oscuridad es iluminada por varias barricadas. Hasta un furgón ayuda a alimentar el calor de los que salían a los putrefactos dominios del capital que se veían temporalmente ajeno a sus parámetros. Eran esos que los “movilizados” suelen denominar con cierto asco en la boca como “lumpen” o “infiltrados”. Esos mismos se armaban en sus calles, provistos de piedras, molotov y alguna que otra hechiza. Esos mismos que desprecia el “movimiento oficial” tenían bastante mas claro la identificación del enemigo. Tenían la capacidad de arriesgar, de despojarse del temor que invade en cualquier lucha.
Y es que la policía se parapetraba detrás de un gran supermercado para disparar perdigones y una que otra lacrimógena además de lanzar las piedras que se les tiraban. Acercarse al enemigo era difícil. No hablamos de una lacrimógena en el estomago, hablamos de disparos. Por otro lado aparecían las tanquetas que eran repelidas con molotov y peñascos gigantes. Delante nuestro arremetian y desde todos lados volaban piedras. Algunas se prendian ante el aplauso de los pobladores. La policía se escondía y el proletariado avanzaba. Conocían el territorio que la policía le era ajeno. Sabían donde y como iniciar el enfrentamiento. Sabían porque iniciar el enfrentamiento: Porque representaban todo lo aborrecible de la sociedad que vivimos; los que la resguardan.
Ese es el secreto que se palpitaba al calor de la barricada, el olor a la lacrimógena y los perdigones lanzados a quemarropa. El secreto de nuestra propia existencia: la disolución de esta mierda, de este orden actual. Y es que sin recitar de memoria algún texto, sabíamos que éramos “la disolución de hecho de este orden del mundo”.
Este secreto estaba en oído de todos. La alegría del enfrentamiento contra aquello que aborrecemos se mezclaba con la capacidad de saber como actuar. Y la policía empezaba a acercarse. Los perdigones parecían rozarnos, los sentiamos y creiamos que habian dado en el blanco al igual que los piedrazos enviados con una precisión bastante exacta del enemigo…afortunadamente no era asi. Pero ya sabiamos ante que nos enfrentabamos. Era el territorio ajeno a cualquier ley, porque ni la policia respetaba la que dice defender y justificar su actuar como nosotros la que nos imponen.
De apoco avanzaban y el aire se convertía en una densa capa que apostaba a lo que se daba: dispersión de la unidad. La alegría mezclada con el saber. Nadie parecía estar ahí sin saber a lo que iba. La bencina, pintura, mascaras antigás y solidaridad se sentían. En un momento todas las individualidades volvían a ser lo que son: una clase. Una clase contra el orden del enemigo, contra la clase antagónica, contra su orden, contra la misma.
Una lucha mas que dependiendo de nosotros quedara como recuerdo o como capacidad de aprender de determinados contextos para hacer frente a este mundo que aborrecemos y despreciamos.
Un ir y venir contra la policía, la llegada de esta y su bombardeo de lacrimógenas con el fin de retornar a la normalidad. Replegarse y volver a la calle. Asfixiados pero solidarios, recibiendo ayuda de desconocidos y ayudando a otros, reconociendonos en ese puro acto. Todo seguía ardiendo. Los piquetes avanzaban con esa mezcla de gas y perdigones en conjunto con sus patrullas que se iban colocando en cada esquina, por dentro de las calles y saliendo en cada cierto rato. Vecinos, proletarios, nos alertaban de su precensia, de donde venian y por donde aparacerian sin quitarse el tiempo de en esa “informacion” que nos brindaban, bromear con los que estabamos en la calle. La revuelta es alegria, solidaridad. Perder el miedo cuando estamos con hermanos de clase, mas alla que no sepamos como se llaman. Porque aqui no importa aquello, lo que interesa es el cobijo mutuo, la alerta que uno podia darle a otro al percatarse como las ratas del Estado intentaban atacar por sectores desprotegidos. La conversacion a rostros cubiertos y piedras en la mano, viendo como llegar hacia donde se encontraban los bastardos. Los compañeros apedreando tanquetas hasta cansarse, mientras estas apuntaban sin saber cuando dispararian. Horas donde la calle era del proletariado. Enfrentamiento, odio, rabia e identificación de quien es quien.
Pobladores y Canal 3 de la Victoria es objeto de ataque de Carabineros
Por : Alfonso Ossandón Antiquera
Con un saldo de 4 pobladores, 5 trabajadores heridos, 4 de gravedad, dejó en horas de la madrugada del jueves un allanamiento por parte de efectivos del Gope de Carabineros, los cuales destruyeron material del canal de televisión, violentaron casas, y dependencias de estación comunitario Señal 3 de la Victoria, golpeando a ancianos, mujeres, y en este vídeo elaborado por ellos mismos dan su versión de los hechos.
La reacción de los pobladores los cuales denuncian graves violaciones a los derechos humanos por parte de la policía militarizada chilena, en estas horas de intensa movilización nacional debido al paro nacional. La violencia ejercida contra los pobladores se inició a eso de la 1:30 , en la calle Estrella Blanca, debido a que sin provocación alguna Carabineros lanzo bombas lacrimógenas en los pasajes, en el vídeo se constata que no hay barricada alguna, llegaron al sector y al parecer a juicio de testigos el objetivo era el canal de tv popular, el cual es una verdadera ventana que rompe el cerco comunicación del cual son objeto los pobladores. Desde el canal informaron que lamentan la poca cobertura a este atentado que violenta todo derecho a informar por parte de “grandes medios de información”, los cuales con su silencio se hacen cómplices de la política de represión que ejerce carabineros para con la población más vulnerable. En el vídeo es impactante ver a una anciana de mas de 75 años ser golpeada por un efectivo del Gope, el testimonio de Miriam Suárez es elocuente “les dije que se fueran que para que venían para acá y nos tiran bombas lacrimógenas, si no pasaba nada…me recordó los tiempos de Pinochet, Piñera manda a esta gente, me recuerda a la dictadura, son hijos de Pinochet tiene su escuela”.
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Lo que queda cuando el fuego se apaga…
La decadencia de la CUT y reflexiones provisorias.
nooo-nooo-estamos-en-laB!
¿Qué puede decirse sobre el paro dela CUT? Si pensamos que su objetivo era generar una convocatoria de los trabajadores para que efectivamente “pararan”, claramente la cuestión ha sido un fracaso. El petitorio claramente no podía “calentar” a los trabajadores, a tomar un riesgo (que es algo que pocos han tomado) que lleve a llegar hasta las últimas consecuencias.
Como objetivo inmediato, decimos, hasta el momento el paro es un fracaso. Si se quiere atacar la producción (en su aspecto más concreto, pues la producción de la realidad, la reproducción de la sociedad mercantil va mas allá del trabajador concreto) no se ha logrado mucho.
Pero de cualquier convocatoria, venga de enemigos de clase o lo que sea, debemos sacar lecciones que permitan una unidad del movimiento comunista, una unidad que es la reflexión y practica para que el mismo actúe de forma coherente y no separada.de aquello.
Es ahí donde pretendemos comprender como los burócratas de la CUT constituyen un elemento que si nos dejamos llevar por ellos (como los estudiantes) pueden provocar grandes efectos negativos a nuestra clase. Esto por su modo instituido de actuar de carácter ideológico y de separación. ¿Que es esto, en que sentido lo tomamos? Ideológico como movimiento que nace de una expresión de la lucha de clases pero va mutándose de diferentes formas, ya sea al reformismo o intención revolucionaria, pero que contiene separado objetivos y acciones. Teoría y Práctica. Una por un lado, la otra por allá…usadas como algo neutro en determinadas ocasiones, rechazadas sus consecuencias en otras…en el fondo, la incapacidad del movimiento en establecerse como un todo.
Ahí radica la cuestión: la lucha proletaria es una lucha donde los mismos límites propios de ella son objeto de una crítica en pos de la crítica unitaria del capital. Plantearse un objetivo en una civilización con densas capas de ideología y alienación naturalizada expone toda una decadencia cuando no es capaz de entrar en la dinámica del capitalismo de un modo de intervención. Y esto se manifiesta casi en la superficie de la “política de los trabajadores” que hoy se hace visible en la central unitaria de trabajadores.
Partimos de premisas que son parte de esta socialdemocracia con sus particularidades. Pero mas aun, se designa como decadente un movimiento que no incorpora determinadas actividades propias de si en tanto dentro del contexto de acumulación del capital y las separa, aísla. Tomándolas cuando les conviene: volviéndolas elemento neutro y no haciéndola partes de si, de lo que es. Y esto no es una cuestión de voluntad, sino que esta decadencia se transforma en modo de enfrentar los conflictos que se propaga a diversas organizaciones. Y aquí no hablamos del “problema de la organización” sino que de su composición. Ahí ya empezamos a sacar lecciones en este primer momento relacionadas con lo ya dicho.
*1*
El día de ayer se ha visto una prolongación al menos en la calle, de acciones de sabotaje, de corte de calle y enfrentamiento. Pero como hemos dicho muchas veces, esta no es garantía de nada. Detrás de las capuchas y las molos muchas veces queda una ideología anacrónica, ajena a cualquier capacidad de transformar la realidad.
*2*
Un movimiento en su totalidad implica determinadas acciones para oponerse a la sociedad. Lo que se da desde las tomas (en el caso secundario) hasta la lucha callejera. Todas parte de una y su devenir en otro de si mismo es la clave
*3*
Este movimiento en su actuar clarifica su capacidad de comprender las mismas acciones como orgánicas a su reivindicación y ajenas a una orden burocrática.. Las comprende como inmanentes a si misma y no como voluntades de representantes.
*4*
Lo anterior implica como condición la “practica de Intervención”. Intervenir de las relaciones dominantes, una actividad que subvierte las relaciones mercantiles en tanto aplicación de la totalidad de las actividades que esta contiene.
*5*
Lo anterior se traduce como despliegue de un contenido de clase en potencialidad. Algo que la CUT no lograra por su composición hacer: Este contenido no es más que la crítica hacia la sociedad mercantil, entendida esta como totalidad. Y esto es algo que solo los despojados de cualquier medio para controlar su vida pueden realizar debido a esta condición, lo que se traduce en ir modificando las determinaciones que recaen sobre el conflicto de clases, y modificar dicha relación, las condiciones de la misma y abrir posibilidades de la misma acción que apunten a una critica practica mucho mas aguda y destructiva
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La contradicción de la socialdemocracia, en este caso de la CUT, se da precisamente en su status de inorganicidad, de su composición, de ideología: critica ciertas acciones y en otras las calla. Desde un pensamiento petrificado, ideológico, critica una acción, una política, y luego desde otra (una visión surgida desde la realidad de los años 70 por ejemplo) apoya algo, neutraliza determinada acción. Se muestra intransigente, negociador, callar lo violento, condenarlo, etc.; ahí una de las razones de un movimiento que se hace inorgánico respecto a sus acciones. Es la separación de sus objetivos y acciones para avanzar en una lucha. Es la instrumentalización de los mismos como si fuese algo neutro, algo dado ahí para ser-tomado. Su emergencia desde una contradicción queda petrificada por su praxis: se despoja de las posiciones que surgen del desarrollo de las condiciones de la cual surge, separando aspectos, acciones, discursos, teorías de su totalidad. Cada cuestión por separado parece algo “ad hoc” para ser usado cuando convenga, distanciándose del ya mencionado desarrollo orgánico e impidiendo la invariancia actualizada en cada momento de los fundamentos y determinaciones de la guerra proletaria (que es la esencia historizada por el antagonismo capitalista)
Y esto puede ampliarse a variadas organizaciones y especialmente, movimientos contaminados ideológicamente.
Sobre la Lucha Callejera
nooo-nooo-estamos-en-laB!
No vamos a repetir la misma cuestión sobre la violencia y su fetiche de rupturismo. Aun así su problematización es una cuestión que suele dejarse de lado. Considerarla inherente a todo movimiento reivindicativo es comprender que este contiene y despliega una serie de actividades y formas de relacionarse antagónicas y que lo son en tanto se aplican en un contexto determinado (claramente no solo esta sino varias). La critica a su rechazo y separación por parte de varios estudiantes en el movimiento estudiantil por ejemplo, es algo ya tratado. Algo que cuando se separa, busca su modo de expresarse en el contexto que sea. Es decir, pierde todo su contenido se clase y se manifiesta como rabia contra un hincha de un equipo contrario o alguna cuestión así.
El problema es cuando la acción separada del movimiento estudiantil por sectores del mismo, encuentra en la “permisividad confusa” de la CUT, solo en tanto le sirve ahora para sus propósitos en un determinado momento, un espacio para su canalización completamente instrumental para lo que quiere en un día y no en otro. El día de ayer fueron varias las acciones de revuelta y no somos quienes para decir que eran útiles para la CUT o la expresión de un movimiento ajeno al mismo pero que esta ahí, difuso.
Lo que hemos dicho mas arriba se pudo ver en la marcha de hoy: 24 horas antes avalan o silencian respecto a la violencia que se ejerce y al día siguiente corretean y apedrean a los que la intentan ejecutar (con la policía detrás). La CUT es solo un ejemplo de esta. No se trata de ser permisivo cuando conviene la violencia u otra acción y ejecutarla y alentarla cuando se considera que hay “condiciones”. Se trata de cómo cualquier actividad, al ser orgánica a su movimiento, se considera siempre de diversas formas y ejecuta no siempre de manera homogénea. Y aquí podemos sacar otras lecciones sobre la participación de algunos sectores en tanto más que adherir a las consignas de la burocracia, encontraron un espacio para continuar con una crítica al capital, ya sea como prolongación de un movimiento o acción separada de cualquier otra cuestión.
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La CUT y los lastres stalinistas son elementos infiltrados, al igual que el Estado, para mantener las separaciones de la acción, amedrentar en algunos casos y dejar algo inherente a lo que surge de las contradicciones como fuerza como un mero instrumento, intentando propagarlo en el resto de proletarios (no todo el que va a estas convocatorias ha de apoyar a la CUT expresamente) con la ayuda de los medios. La expresión mas patética de esto se dio al ver como aplaudían a la policía cuando mojaba a los capuchas o como los mismos no tenían problemas en apedrearlos pero a la policía le levantaban las manitos.
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Es necesario desligarse de ellos en el sentido que si llaman a una jornada de protesta, protestar contra la totalidad de la sociedad mercantil. No porque ellos lo convoquen, sino porque es necesario cualquier momento donde se de la posibilidad de efectuar esta critica practica. De ahí que no podemos negar el apoyo socialdemócrata a esta movilización, pero también el pliegue casi autónomo de proletarios…que en algunos casos realizan una actividad acorde con el movimiento (cuando no están separados de la teoría y practica en la dinámica del capitalismo, cosa que no podemos identificar lógicamente) y otros que mantiene la acción separada y se acopla al contexto, sin que aquello la niegue como potencialmente unida en algún momento al movimiento anticapitalista. Nos alegra que se apedree y queme a la policía así como infraestructura del capital. Nos hermanamos con ellos y su acción no solo contra la policía y el orden mercantil, sino contra los policías-ciudadanos. Son destellos de comprensión difusa de quienes son el enemigo.
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Pero sin una proyectualidad, la acción queda como anecdótica. Y no hablamos de encuadrarla sino ser parte de la fuerza que emerge de la contradicción como movimiento. difusos, dispersos, pero que se encuentran en diversos movimientos fragmentados. Su reconocimiento es un primer paso pues esto puede no tener nada de utilidad si como clase no comprendemos que variadas acciones son parte de nuestra condición de negación de lo establecido.
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Precisamente lo contrario que ocurre en variadas manifestaciones donde todo se da por separado: la toma por una parte, la creatividad por otra, la intervención en el dominio del capital por otra. Lo anterior puede haberse visto reflejado en otros movimientos en la historia, donde los espacios ocupados servían para alimentarse críticamente con los trabajadores, las murallas de dichos espacios cargados de poesía y en las afueras el enfrentamiento y control de los espacios. En ese caso si hablamos de una apropiación y reconocimiento de las actividades como inmanentes al movimiento del que somos parte, sin separarlas ni considerarlas un instrumento. Son prácticas útiles en cada momento dependiendo de cómo se ejecute en su forma. En una convocatoria socialdemócrata solo podemos ir a desordenar el ambiente. Y comprender aun más la pertenencia de nuestras acciones a otro movimiento, a aquel que suprime las condiciones de existencia…no al que las reforma. .
Algunas reflexiones en torno a la violencia en las recientes jornadas
x Protesto, pero no tanto
Repudiando desde ya la represión del estado durante este 24 y 25 de agosto, denunciamos todxs sus actos, medidos o desmedidos, da igual. Queremos contribuir al debate exponiendo ciertas ideas, puesto que hemos escuchado una serie de opiniones en torno a los saqueos, a cortes de ruta, ataques a bancos, etc. Utilizando ligeramente conceptos cómo vandalismo, violencia, delincuentes y más que se quedan por allí entre tanta discusión.
¿Hablemos de violencia? Pues bien, si se ha de hablar de violencia hay que tener en claro que su uso históricamente ha sido monopolizado por el Estado y cualquier sistema de dominación anterior, llámense imperios, monarquías, etc. La mayor parte de la población ha devenido en un resistir a esta violencia, desatándose revueltas alrededor de todo el mundo a lo largo de la historia, por otra parte la misma historia ha sido escrita hasta hace poco sólo por el poder imperante, sus escribanos de turno. Hoy por hoy los medios para romper con esto son variados, sin embargo existe lo que se denomina 4º poder, los medios de comunicación masiva (mass medias) , los cuales monopolizan, desde el poderío económico, la captación y entrega de la mayor cantidad de información que circula, siendo capaces de inundar Internet, radios, tv de cable y abierta, con publicidad mercantil que hipnotiza hacia el consumismo con sus colores y despliegue, y por supuesto un marcado discurso propio del poder político, ya sea partidista o estatal, así vemos cómo Hugo Chávez posee su propia cadena televisiva, El Mercurio es el histórico defensor de la dictadura derechista y conglomerados empresariales de chile, puesto que está claro que tanto la burguesía cómo el Estado saben lo efectivo de la propaganda en el modus operandi del control social, entre otros aspectos, como las mismas leyes y las normas morales impuestas al concepto patriarcal y católico de familia. Son siglos de muerte y explotación solapada, pero que siempre ha encontrado rebelión ¿ideológica? No lo sabemos, puesto que no nos adjudicaremos el conocimiento de la verdad histórica, quien diga que la posee sólo es un ser limitado con criterios absolutos engendrados en su aprendizaje guiado por maestros del pensamiento único, aquel que no resiste análisis alguno más que una simple aceptación sumisa.
Durante las recientes jornadas de protesta, en el contexto del oportunista llamado a paro nacional realizado por la CUT, se han desbordado los intereses de estos mismos y del Estado- Capital del Patrón de fundo Piñera, la lucha callejera ha marcado las jornadas, un paco y una joven heridos a bala en santiago, saqueos, de todos lados se habla de violencia, tanto la ejercida por el estado represor, cómo a la que alude el poder, desde dónde se acusa caos y desorden ¿ Cuál es entonces la óptica a tener como luchadores ante estas disyuntivas del discurso? Por una parte tenemos la violencia del estado, las muertes de luchadores en dictadura y democracia (no hay diferencia alguna, sea del color que sea y la época que sea), nos violentan con sus leyes, cárceles (inundadas de pobres), territorio mapuche militarizado, un sistema de educación separatista impuesto que perpetua la ignorancia y la incultura en nuestra gente, privatización del vital recurso agua, la salud, la explotación masiva del medio ambiente, nos niegan el espacio a ocio y una calidad de vida digna con nuestros seres queridxs, etc. No es la idea aquí dar una visión victimista, sino dejar en claro todxs los argumentos que justifican la rabia generalizada que ha sido palpada en las calles y poblaciones. En este sentido debemos tener claro que para el poder los violentxs somos nosotrxs cuando protestamos, cortamos rutas o se saquean símbolos claros del capital como bancos, bencineras, etc. Más aún si se encuentran en las inmediaciones de nuestras poblaciones, riéndose a carcajadas cómo se enriquecen con nuestras necesidades y vidas de explotación; Para luego dar cabida amplia a estos hechos en los noticieros, radios e Internet, tomando las declaraciones de las personas que repudian el no llegar a sus trabajos, guiando el discurso y ocultando las justas reivindicaciones de las personas en lucha, lxs cuales han sido capaces de atentar bastamente durante estos meses en contra de la producción y sus intereses, eso no lo reconocerán, ni menos expondrán sus falencias, puesto que ello sería empelotarse, los argumentos para luchar son múltiples, pero estos no los veremos en la tele, allí la pega es ocultar. Pues entonces ¿Desde dónde viene la violencia? Sí hablamos de violencia y delincuencia debemos tener claro aquellxs elementxs que no queremos en la población, aquel que sin más podría asaltar a nuestras madres, pero sin duda que jamás debemos hacer el juego y ser eco del 4ª poder y el estado, para ellxs todxs somxs delincuentes, no es llegar e indignarse porque hay una ruta cortada
¿Pues si se es conciente iría a trabajar en jornada de paro? Sabemos que para que tal nivel de solidaridad suceda falta aún mucho más, porque justamente la gente corre a sus centros de explotación siendo presxs de las necesidades impuestas. Protestar está bien, sin embargo se debe tener claro que lo que ello conlleva es la defensa armada del capital y del estatus quo por parte del estado-empresario, cualquier atentado y ataque al poder está justificado por los siglos y siglos de violencia que ellxs nos han propinado, si no somos capaces de tener esta óptica le estaremos haciendo el juego al estado, si protestamos por seguridad llenaremos nuestras poblaciones de carabineros, es fácil hablar, protestar y a su vez justificar la existencia del estado pidiéndole esto o lo otro, sin embargo si queremos cambiar las cosas, debemos tomar el accionar en nuestras manos, mirarnos las caras y fomentar la autoeducación y la autoorganización, deslegitimando al estado y al capital desde sus matrices, levantar las cabezas, pues si se ha elegido luchar el camino es arduo, para desembarazarnos de siglos de cultura autoritaria, machista, enajenante, alienadora y subyugante se debe esperar que dicho anhelo no es nada fácil de conseguir, la revuelta se organiza, se gesta, se prepara, no se da por las condiciones materiales propias del capitalismo (cómo dirían los mediocres marxistas reformistas), estamos en ese camino, y ese anhelo se hace desde hoy, matando la vaca que da muy poco o nada de comer, no engordarla pidiéndole soluciones, o peor aún, hacerle el juego en su discurso, borremos su poder, no contribuyamos al engrandecimiento de este, si hay problemas en nuestro entorno sólo nosotrxs mismxs somos los que conocemos nuestras formas.
Contra el estado y los medios de desinformación
Solidaridad, Apoyo Mutuo y Autogestión
[1] C.entral U.nitaria T.rabajadores – sindacato unitario
[2] Come in altri paesi dell’America Latina è diffusa la pratica del cacerolazo, cioè scendere in strada con pentole (cacerolas) e provocare rumore per esprimere il proprio dissenso.
[3] Sorta di servizio municipale, in proposito vedi i recenti attacchi contro di loro in risposta ad alcuni atteggiamenti sbirreschi contro venditori ambulanti e nelle recenti manifestazioni militanti.
[4] Sede del sindacato dei professori, vicino al movimento studentesco ‘ufficialista’ in questi mesi di protesta per l’educazione pubblica
[5] Settori della Capitale popolari, storicamente e tradizionalmente combattivi.
[6] La pratica di tirare catene sui punti nevralgici dei pali della luce e togliere la corrente al quartiere o al vicinato
[7] Quelli che ogni anno ricordano il golpe di pinochet
[8] Le manifestazioni ufficiali che terminano sull’Alameda sono autorizzate fino a un orario dentro il quale i Carabineros antisommossa si limitano a tenere le fila.
[9] Quando si verificarono ignobili pompieraggi da parte degli universitari
[10] Azienda telefonica
[11] Anche il settore farmaceutico è privatizzato in Cile ed è monopolizzato da tre principali grandi imprese, che sono riconducibili ai gruppi imprenditoriali delle due famiglie più ricche del cile
[12] Polizia Di Investigazione, la si pensi come un FBI alla cilena
[13] In cile è relativamente eccezionale il fatto che la polizia faccia ingresso nei recinti universitari